Giulia Bongiorno

    Candidata al Senato, Lazio, 2nda dopo Pier Ferdinando Casini nella lista Con Monti per l’Italia

    47 anni, laureata in Giurisprudenza, nel 1992 diviene avvocato penalista. Molto attiva nel campo della giustizia sportiva, è stata docente di diritto processuale a Napoli. È stata tra i fondatori dell’Associazione “veDrò”, del cui Comitato Scientifico è presidente. Già eletta alla Camera dei Deputati nel 2006 e 2008, attualmente fa parte del partito Futuro e Libertà guidato da Gianfranco Fini. Ha un figlio maschio nato nel 2011.

    Risposta di Giulia Bongiorno a Corrente Rosa:

    1) Violenza contro le donne. Quali provvedimenti intende promuovere al fine di eliminare o comunque ridurre tali fenomeni?

    Intendo impegnarmi affinché venga nuovamente esaminata la mia proposta di legge sul femminicidio, diretta a punire – con il massimo della pena – chiunque uccida una persona solo in quanto donna, la cui unica colpa è quella di aver violato presunte regole sociali e codici d’onore. Ma se è vero che la legge può introdurre strumenti per combattere la discriminazione (come le quote rosa) e sancire cosa è lecito e cosa non lo è, d’altro canto, le pene – per quanto esemplari – non possono risolvere un problema che ha radici profondamente culturali.  Pertanto, il riconoscimento del valore e della dignità delle donne dovrebbe cominciare nelle case e nelle scuole, attraverso programmi educativi e campagne informative che diffondano i valori della parità tra i sessi e del pieno rispetto reciproco.

     

     

     

    2) Quali provvedimenti intende promuovere al fine di aumentare la disponibilità di servizi per la prima infanzia e per gli anziani a costi ragionevoli per i cittadini?

    La crisi economica ha imposto tagli durissimi al welfare, ma non possiamo lasciare che questa situazione si protragga a lungo a discapito dei più deboli. È necessario, in questo senso, riorganizzare e razionalizzare la spesa pubblica, eliminando gli sprechi e gli investimenti improduttivi. Quanto all’infanzia, occorre un piano straordinario per gli asili nido, che coinvolga gli aspetti strutturali e quelli pedagogici. Quanto agli anziani, bisogna garantire loro il diritto ad invecchiare in buona salute, a partecipare appieno alla vita della collettività e a sentirsi più realizzati nel lavoro. Due sono i settori in cui si dovrà promuovere il c.d. invecchiamento attivo: l’occupazione e la partecipazione alla vita sociale..

     

    3) Con quali iniziative intende rilanciare il lavoro femminile in Italia?

    Valorizzare l’imprenditoria femminile conviene.  Bisogna erogare finanziamenti al welfare d’impresa, creando asili aziendali per agevolare la difficile conciliazione tra lavoro e vita familiare. Occorrerebbe, anche, sperimentare incentivi fiscali, come la detassazione selettiva del reddito lavorativo delle donne. Subordinata, però, ad una condizione di non aggravio dei corrispondenti redditi maschili.

     

    4) Come ritiene si potrebbe intervenire al fine di rappresentare correttamente l’immagine della donna dei media. Quali disposizione intende promuovere a tal fine?

    È tristemente noto, anche a livello internazionale, che i media italiani difficilmente offrono modelli femminili positivi. Al contrario, prevale un’immagine volgare e umiliante della donna, con effetti rovinosi soprattutto per i giovani. Concretamente, così come avvenuto di recente in Gran Bretagna, si potrebbero promuovere codici di comportamento rigorosi volti a disciplinare le comunicazioni mediatiche sulle figure femminili. Rimane comunque fondamentale, come dicevo, intervenire sul piano culturale.

     

     

    5) E’ favorevole all’adozione di una legge che imponga il Bilancio di generale a livello nazionale e regionale?

    Il Bilancio di genere poggia sulla considerazione che esistono differenze tra uomini e donne quanto alle loro esigenze, condizioni, opportunità di vita e di lavoro. Di conseguenza, quindi, le politiche di bilancio non sono “neutre”. Leggere i bilanci degli enti pubblici in chiave di genere significa, infatti,  ristrutturare le entrate e le uscite in maniera tale da assicurare che le necessità dell’intera collettività siano adeguatamente considerate, promuovendo un’effettiva eguaglianza. A livello internazionale, il gender budgeting è stato introdotto in Paesi come l’Australia, il Canada, la Gran Bretagna e la Francia. Gli esempi non mancano anche in Italia, dove un primo progetto di bilancio di genere a livello regionale è stato già realizzato in Emilia Romagna. Credo, quindi, che  uno strumento capace di analizzare e orientare le scelte sull’utilizzo delle risorse e delle politiche per diminuire le disuguaglianze tra uomini è donne possa essere positivo.

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