Janina Kugel, esperienze di vita e di risorse umane tra Italia e Germania

    Janina Kugel è una di quelle rare persone che si merita il titolo che le è stato attribuito: Direttrice delle Risorse Umane ed è incredibile dirlo, ma è veramente umana. Ha degli occhi dolcissimi che ti guardano pieni di curiosità e di vita e poi scoppia a ridere buttando la testa indietro e scoprendo grandi denti bianchissimi. Proprio per sconfiggere un altro stereotipo sui tetri capi del personale, a Janina piace divertirsi. Secondo me, questo è dovuto al suo compiacimento sia della Germania dove è nata e ha studiato, sia dell’Italia dove ha completato gli studi di economia e ha lavorato presso la Siemens a Milano. Con questo doppio legame la sua personalità è composta da una giusta miscela tra rigore e rilassatezza.

     

    Quando le dico questo, sospira un po’ dicendo che dopo tre anni passati a Milano, il ritorno in Germania anche se le procura grandi soddisfazioni professionali, (è diventata responsabile delle risorse umane a livello mondiale della Osram a Monaco di Baviera), non è facile riadattarsi alla Germania.

    CR: Ma non è possibile, la Germania è il modello che ci mettono davanti agli occhi ogni giorno! Funziona tutto, siete sempre efficienti e puntuali…

    JK: Si è vero, però noi tedeschi siamo così pignoli e c’è una tale inflessibilità che devo dire rimpiango a volte Milano. Ad esempio quando dò un appuntamento a una persona la trovo davanti al mio ufficio che aspetta 5 minuti prima dell’appuntamento, e lo fanno tutti, questo mi stressa. Vice-versa se vado ad un meeting e arrivo 2 minuti in ritardo (ho detto 2 minuti non 20) mi guardano come se avessi fatto chissà quale gaffe!

    Mi diverte molto l’auto-critica della manager della multi-nazionale che impiega 41.000 persone nel mondo e che rimpiange i gelati e altre leccornie inaccessibili a Monaco.

    CR: Ma come hai fatto con i tuoi gemelli che hanno 6 anni? Avrai trovato un asilo bellissimo pieno di giocattoli intelligenti con fräulein pluri-laureate in pedagogia infantile che gli stimolano il cervello…..

    JK: Scherzi, sono arrivata a Monaco ad aprile di quest’anno e ho trovato un solo asilo che era disposto a prenderli ma li costringeva ad imparare il Mandarino! Ho pensato che se a 6 anni già parlano danese (la nazionalità del padre), tedesco e italiano, forse è meglio per 5 mesi di non fare confusione con un’altra lingua. Allora mi sono organizzata: durante la settimana c’è mia madre che viene a Monaco e sta con i bambini…. Si dovrebbe comunque risolvere tutto a settembre quando inizierà la scuola elementare.

    CR: Meno male che in Germania come in Italia ci sono le nonne! Ci dici qualcosa delle misure dello stato tedesco a supporto delle donne?

    JK: Per i genitori che restano a casa dopo la nascita di un bambino, è stato introdotto dal 2007 l’ “Elterngeld“. Questa misura prevede che i genitori possono ricevere per un massimo di 12 mesi (più 2 mesi se resta a casa anche il papà) almeno il 65% dell`ultimo stipendio mensile netto. In questo modo si dà la possibilità ai genitori di scegliere tra tornare al lavoro o rimanere a casa per occuparsi del neonato. Accade sempre più spesso che anche il padre rimane a casa: circa il 23% dei padri fanno questa scelta in Germania, certamente ancora poco rispetto al 96% delle mamme, ma almeno è un numero in crescita. Questo favorisce uno sviluppo armonioso della famiglia. Tuttavia come responsabile delle risorse umane, percepisco un rischio per le donne con questa scelta. Se una donna va in congedo di maternità per 6 mesi, in azienda posso aspettare ed organizzarmi internamente per assicurami che il lavoro sia eseguito fino al suo ritorno. Ma se so che sarà assente per un anno intero, sono costretta a sostituirla. E questo rappresenta una criticità. La scelta di rimanere a casa per un anno riporta le donne fuori dal mondo del lavoro, invece di stimolarle a restarci e offrirle le flessibilità necessarie per conciliare la sua nuova vita personale con quella professionale.

    Ho fatto pochi giorni fa un viaggio presso la nostra sede in Cina, e noto sempre con interesse quante donne manager ci sono, è quasi una normalità, almeno nel middle management.

    CR: Insomma i cambiamenti verranno dall’Asia?

    JK: Sicuramente per molti versi e anche per la rappresentanza delle donne nelle posizioni di management. Questo mi dà fiducia per il nostro futuro in Europa…..

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