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Si è svolto dal 4 al 7 aprile a Marsiglia, la seconda edizione dell’Anna Lindh Forum. Organizzato ogni tre anni, il Forum è un evento di riferimento per affrontare le sfide di dialogo, cooperazione e cittadinanza nella regione euro-mediterranea.
Parlare solo dei temi di parità di genere discussi al Forum Anna Lindh del 4-7 aprile è molto limitativo per quanto le opportunità di dialogo culturale, sociale, politico e della cittadinanza sono state ampie.
Notevole ad esempio avere dato la possibilità a Martin Shulz (Presidente del parlamento europeo) e a giovani della Primavera araba di incontrarsi anche se il dialogo tra i due sembrava provenire da pianeti persi.
Le discussioni sulla parità di genere sono state vivaci con interventi a volte virulenti di donne che hanno dato la loro testimonianza della Primavera araba. E’ da sottolineare come la fondazione Anna Lindh sia l’unico organismo intergovernativo partecipato da israeliani e palestinesi anche se dal punto di vista delle questioni di genere la partecipazione più folta era quella francese e marocchina.
Guarda il video:
Ci soffermeremo solo su qualche punto sollevato durante queste giornate impegnative:
Corrente Rosa ha presentato una relazione sullo sviluppo socio-economico delle donne nell’area del Mediterraneo, proponendo ai governi di adottare politiche forti di parità di genere che daranno uno slancio positivo all’economia.
E’ stato pubblicato un nuovo studio della Banca Mondiale sulle donne della Regione Medio Oriente e Nord Africa: opening doors. Il rapporto conferma che solo il 25% di donne lavora nella regione, per loro trovare un lavoro è sempre difficile e c’è una grande richiesta delle donne per maggiori opportunità economiche. La Banca Mondiale propone azioni coordinate e concertate su molti fronti per rispondere alle aspirazioni non realizzate delle donne della regione che rappresentano un enorme potenziale inutilizzato in un momento di grande fermento. Il rapporto propone delle azioni di policy per trattare la miriade di vincoli quasi insormontabili che devono affrontare queste donne per lavorare come le barriere legali, le norme sul genere, l’ assenza di competenze rilevanti sul mercato, le opportunità limitate nel settore privato.
L’intervento in conclusione del Forum della Ministra Najat Belkacem-Vallaud (Ministra dei diritti delle donne del governo francese) è stato di grande livello.
Ricordando che i diritti delle donne sono universali, ha parlato della necessità di “una battaglia senza frontiere” affinché vengano riconosciuti in tutto il mondo e in tutte le culture, in quanto anche l’inuguaglianza è universale. Ha inoltre insistito sul diritto delle donne a disporre del proprio corpo rifiutando ogni forma di “relativismo culturale”. Il governo francese promuove pertanto una “diplomazia attiva” che comprende la vigilanza sull’applicazione degli accordi internazionali e degli obiettivi precisi come ad esempio l’inserimento dei diritti riproduttivi negli accordi internazionali.
La Ministra si è poi soffermata sulla rappresentazione della donna in modo stereotipato, radice della violenza e della regressione, per spiegare la costruzione della “terza generazione dei diritti delle donne” che ha per obiettivo il cambiamento delle mentalità nelle scuole, nei media e nelle imprese.
Sentendola è difficile non avere un sentimento di frustrazione nei confronti dell’Italia che ha alte competenze in materia di parità di genere ma non si è mai dotata di una vera politica in tal senso. Possiamo osare sperare nel prossimo governo?
Serena Romano, Roma 12 aprile 2013
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