L’occasione della doppia preferenza di genere

    Valeria Fedeli – Vicepresidente del Senato – su L’Unità

    La doppia preferenza di genere, che sarà utilizzata per la prima volta in queste elezioni, è un’occasione che non dobbiamo sprecare. Grazie all’approvazione della legge n. 215 nel novembre 2012, voluta per rispondere alla sotto rappresentazione delle donne nelle istituzioni pubbliche e quindi per superare diseguaglianza e discriminazione, i cittadini dei comuni superiori ai 5000 abitanti che voteranno il 26 e 27 maggio prossimi, potranno esprimere due preferenze per i consiglieri comunali purché riguardanti candidati di sesso diverso. 

    Attenzione, però, a non sbagliare: non si possono votare due uomini o due donne pena l’annullamento della seconda preferenza. Si tratta di una vittoria di tante donne contro le resistenze che si opponevano all’introduzione di questo strumento utile a sostenerle. Una marcia decisamente in più rispetto alla sola previsione di quote obbligatorie nella composizione in lista che rischiano di conferire alle donne un ruolo di solo riempitivo. E poi, la doppia preferenza consente di garantire la giusta rappresentanza, ma, in più, di esaltare il merito. Purtroppo, infatti, nel nostro Paese è assolutamente necessario adottare questo genere di norme – è il caso delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende – per garantire, seppur con enorme ritardo il protagonismo femminile in politica. Si è, perciò e finalmente, adattato un sistema immobile a una realtà in continuo cambiamento. E i primi risultati si cominciano a cogliere: le quote rosa nei cda stanno funzionando, visto che, ad esempio, attualmente sono oltre 2.000 le adesioni pervenute solo per l’iniziativa del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, che all’indomani dell’entrata in vigore della legge 120 del 2011 ha dato la possibilità alle professioniste di «postare», il proprio curriculum vitae online per aggiudicarsi i nuovi posti «vacanti». 

    Ora il prossimo appuntamento elettorale per le Amministrative, dove il rapporto tra cittadino e candidato è meno colpito dalla crisi di fiducia nei confronti della politica, può essere, deve essere, l’occasione per ricostruire un filo spezzato con le istituzioni. D’altra parte, questa stessa legislatura testimonia già un cambiamento di rotta, un cambiamento necessario – senza però scordarci di quanto si sia ancora lontane dall’approdo. 

    La componente rosa nel Parlamento e nel governo è, infatti, decisamente aumentata (circa del 30%). E ciò consente un’azione più mirata rispetto ai temi che più ci stanno a cuore, valga per tutti la violenza contro le donne: proprio il 27 maggio alla Camera sarà in esame la Convenzione di Istanbul e la settimana scorsa sono stati presentati in Senato due atti parlamentari. Il primo, a firma di donne e uomini di tutti i gruppi parlamentari, per chiedere la costituzione di una commissione d’inchiesta sul fenomeno della violenza contro le donne; il secondo, ad opera di alcune senatrici del Pd, un disegno di legge contro il femminicidio che punta non solo, e non tanto, su azioni penali ma sulla prevenzione e sulla necessità di finanziare i centri antiviolenza. 

    Insomma, non credo sia azzardato dire che è in atto una trasformazione culturale e l’appuntamento di domenica e lunedì prossimi non può che rafforzarla e dargli nuova linfa vitale. Proprio per questo si tratta di un’ opportunità, sia per chi dà il proprio voto sia per gli stessi candidati, uomini e donne a Nord come a Sud che, a destra come a sinistra, hanno dato vita a veri e propri «tandem”, anche se solo dopo il voto si vedrà quanti di essi avranno effettivamente condotto la campagna per una doppia preferenza di genere, cogliendo fattivamente l’opportunità di un apparentamento uomo/ donna.

    I tempi sono stretti, per questo è importante che questa opportunità sia adeguatamente comunicata e spiegata ai cittadini, anche per evitare l’annullamento delle preferenze. Ho l’impressione, infatti, che quella che deve rappresentare una chance non sia ancora sufficientemente divulgata dai media e questo, non va affatto bene.

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