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    Sull’età pensionabile delle donne

    inpsCorrente Rosa ha partecipato il 22 luglio (vedi partecipanti) ad un fronte importante di donne e uomini per dare il proprio contributo alla discussione sull’emendamento del Governo al DPEF in materia di equiparazione dell’età pensionabile, con la presentazione di un ordine del giorno  (vedi ODG) che vincola i risparmi provenienti da tale misura, a un welfare per le donne che si trovano dentro e fuori il mercato del lavoro.

     

    Tante le cose da fare per “proteggere di meno,  includere di più” le donne del nostro Paese.

    Si parte intanto da piccoli e importanti passi, senza perdere la visione d’insieme: Corrente Rosa ha firmato il Comunicato Congiunto AFFI e UDI Nazionale con l’Associazione delle Donne delal Banca d’Italia (vedi Comunicato)

    Tutte assieme abbiamo lanciato una nuova stagione per le donne italiane e una attenzione costante e puntuale sulle politiche di genere e gli standard del nostro paese, cosi lontani dagli obiettivi di Lisbona.

    La posizione di Corrente Rosa

    Le pensioni contributive sono una forma di stipendio differito nel tempo; con l’innalzamento dell’età media bisogna evitare che le donne, che hanno lavorato tutta la vita ma percepiscono dei contributi limitati, si ritrovino con poche risorse.

    La ragione principale per la quale le donne devono avere un periodo contributivo uguale a quello degli uomini è quindi economica, ed ha come premessa basilare l’effettivo recepimento delle normative riguardanti le pari opportunità nell’accesso al lavoro e nella progressione di carriera.

    Affinché l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne accada cioè senza tradursi in un ulteriore danno a loro carico, occorre che si definiscano e si attuino misure atte a consentire una effettiva equiparazione delle opportunità di lavoro tra donne e uomini, con  conseguenti analogie retributive. Questo perché le donne, percependo in genere stipendi sensibilmente inferiori a quelli dei colleghi maschi (a parità di mansioni), se pur raggiungessero l’equiparazione dell’età contributiva, mai raggiungerebbero analoghi livelli di pensione e di conseguenza un idoneo standard di vita post lavorativa;

    Pertanto bisogna, sin d’ora, rilanciare politiche favorevoli a una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro “con un patto in base al quale al crearsi di determinate condizioni si potrà alzare l’età della pensione” 1. Ed occorrerà vigilare e monitorare con attenzione l’effettivo recepimento di tali indirizzi nei vari ambiti lavorativi, rendendo più efficaci ed indipendenti i già esistenti organismi di parità a livello nazionale e territoriale.

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