Se non è paritaria non è democrazia di Giulia Poggi

    Il 20 settembre 2016, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Serena Romano ha preso parte al dibattito “Se non è paritaria non è democrazia. Non vi è parità senza democrazia – Accordo di azione comune per la democrazia paritaria. Bilanci e prospettive”, promosso e coordinato da Marisa Rodano, Daniela Carlà e Roberta Morroni.

    maria-elena-boschi   Tra i numerosi interventi di esponenti della società civile, anche il contributo di rappresentanti istituzionali, quali Maria Elena Boschi, Ministra per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento, con delega alle Pari Opportunità; Valeria Fedeli, Vice Presidentessa del Senato e attiva nella tutela dei diritti delle donne; e Laura Baldassarre, la neo-assessora alle Politiche Sociali del Comune di Roma.
    Obiettivo dichiarato e auspicato dell’incontro è stato il ripercorrere dal 2010 le azioni, le petizioni, i traguardi raggiunti, le proposte e gli interventi futuri per la concretizzazione di una democrazia paritaria, rappresentata al 50% da donne tramite sistemi elettorali women friendly, promossi da Noi Rete Donne. Ciascuna interlocutrice ha sottolineato come le donne in quanto soggetto politico siano da tutelare e come la loro presenza concorra al e migliori il buon funzionamento di tutti gli aspetti della società. Il contributo di Serena Romano si è focalizzato sul contenuto e gli effetti della legge 120 del 12 luglio 2011: il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti sia per le società quotate in borsa che per le società controllate da pubbliche amministrazioni. I dati mostrano che la legge è stata adempiuta in quanto a giugno del 2015 le donne nei CDA avevano raggiunto la quota del 27.6%. Serena Romano ha sottolineato l’importanza di valutare anche il numero di donne dirigenti, in quanto i cambiamenti all’interno delle aziende si realizzeranno anche tramite il loro operato. I risultati di uno studio della Federmanager dimostrano che sono salite dal 25% al 29% in cinque anni, seppur l’Italia rimane sotto la media europea del 33%. Ciò sembrerebbe dimostrare che la legge 120 potrebbe avere influenzato la presenza femminile nella dirigenza aziendale. Inoltre, le donne non sembrano ricoprire ruoli di presidenza o di amministrazione delegata o unica e i loro stipendi sono inferiori a quelli dei corrispettivi maschili.
    Il monitoraggio da parte della società civile, coordinato con il lavoro delle donne elette in Parlamento, è quindi essenziale e necessario affinché si superi la diseguaglianza di genere, che è una questione e problema di carattere culturale ancor prima che di natura politica e economica.

    Leggi la presentazione di Serena Romano qui di seguito:

    speech-20-settembre-2016

     

     

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