womenboard.jpg

    Donne al vertice: proposte di legge per favorire la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione

    Corrente Rosa organizza un dibattito con la Senatrice Germontani e la Deputata Mosca sui DDL proposti al Senato e alla Camera per imporre una rappresentanza femminile nei CDA delle società quotate in Borsa.

    Ad aprile del 2009 Corrente Rosa ha organizzato un convegno sul tema “Womenomics”.

    La questione principale era quella di dimostrare il contributo determinante alla crescita economica fornito da una maggiore occupazione femminile ed un maggiore sfruttamento del talento delle donne. Abbiamo quindi cercato di rispondere alla domanda: “perché le donne devono partecipare maggiormente all’economia”.

    L’impatto positivo di una maggior presenza femminile nelle posizioni decisionali è avvalorato da numerosi studi (Cerved, McKinsey). Ad esempio lo studio McKinsey “Women Matter” dimostra che le aziende con più donne ai vertici ottengono risultati migliori.

    Adesso invece tentiamo di rispondere alla domanda: “come possono le donne dare un nuovo impulso all’economia”? o ancora “come far emergere il talento femminile, così poco valorizzato”?

    Una delle possibili risposte potrebbe essere quella di aumentare il numero di donne nei Consigli di Amministrazione. Questa soluzione è stata sostenuta nel 2007 nel Regno Unito quando un cospicuo numero di Presidenti e Amministratori Delegati di società quotate alla Borsa di Londra hanno scritto al Daily Telegraph per sottolineare l’importanza di aumentare il numero di donne nei CDA. Le donne – dissero – contribuiscono a creare Consigli più equilibrati e sulla base della nostra esperienza possiamo dire che hanno avuto un impatto positivo.

    I consigli di amministrazione sono spesso la parte meno trasparente delle aziende, con nomine che hanno origine essenzialmente nelle reti personali. In Francia, solo 98 persone controllano il 48% dei consigli del CAC 40. Per potere essere più globale e trasparente l’economia ha bisogno di uscire fuori dai vecchi schemi.
    Analizzando la situazione dal punto di vista europeo, la European Professional Women’s Network, dimostra ancora una volta che l’Italia rappresenta il fanalino di coda con solo il 2.1% di donne nei CDA rispetto al 44.2% per la Norvegia (dati del 2008) (vedi grafico). Manca inoltre una tendenza al miglioramento: dal 2004 al 2008 la percentuale è quasi invariata.

     

    womenboard.jpg

    Un approccio possibile al fine di imprimere un cambiamento nel modo in cui sono nominati i consiglieri sarebbe quello di introdurre una legge, come è stato fatto in Norvegia, in Spagna e adesso è in discussione anche in Francia, che imponga delle quote di donne nei CDA, almeno per le società quotate in Borsa.

    Abbiamo scelto di analizzare la legge norvegese e quella francese che è stata approvata alla Camera pochi giorni fa:

    La legge norvegese si applica dal 2006 alle società quotate in borsa e alle società controllate dallo stato. La rappresentanza femminile varia a seconda della dimensione del CDA e arriva ad un massimo del 40% di donne per i CDA di 10 persone o più. La sanzione è lo scioglimento dell’azienda in caso di non adempimento. Allo stesso tempo, è stato costituito dall’agenzia nazionale del lavoro un data-base di circa 3500 nomi di donne professioniste e candidate come consigliere.

    La Legge francese approvata dalla Camera il 20 gennaio scorso, prevede che negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in Borsa e del settore pubblico sia raggiunta nell’arco di 6 anni una quota del 40%, con un paletto al 20% dopo 3 anni. Negli organi con meno di 9 membri, lo scarto tra i rappresentanti dello stesso sesso non puo’ essere superiore a 2. Nei CDA che non rispetteranno queste quote, le nomine dei consiglieri del sesso sovrarappresentato saranno considerate nulle e dovrà essere convocata una nuova assemblea generale per regolarizzare la situazione.

    E’ inoltre previsto che se i membri degli organi di amministrazione o controllo sono scelti da una lista di candidati, questa deve presentare candidati uomini e donne in egual numero, alternati.

    La situazione in Italia:

    Sono stati depositati 3 DDL: uno al Senato dalla Senatrice Germontani e due alla Camera dalla Deputata Mosca e dalla Deputata Lella Golfo.

    Le motivazioni sono le stesse e i testi sono molto simili: cosa propongono?

    Che ci sia un’equilibrio tra i generi e che questo equilibrio sarà raggiunto quando il genere meno rappresentato avrà ottenuto un terzo dei rappresentanti negli organi di amministrazione (e controllo) delle società quotate in borsa.

    Si tratta di una misura temporanea applicabile per due mandati consecutivi. La Deputata Golfo prevede invece che la misura sia definitiva.

    La Consob è l’organo incaricato di prevedere sanzioni in un regolamento che nel caso della Senatrice dovrà essere emanato entro 6 mesi dalla entrata in vigore della legge, nel caso della Deputata invece il regolamento dovrà entrare in vigore dopo 90 giorni.

    Le disposizioni della legge si applicheranno dal primo rinnovo dei CDA e non prima di sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

    La Deputata aggiunge che l’obbligo di parità si applicherà anche alle società a capitale pubblico o misto controllate da pubbliche amministrazioni.

    La proposta di legge di Alessia Mosca (Proposta di legge C. 2956) è stata presentata il 18 novembre 2009 – abbinata con quello della Deputata Golfo (2426.) L’esame in Commissione è iniziato il 26 gennaio 2010.

    Questo approccio impositivo nei confronti di società private è molto contestato:

    Innanzitutto il meccanismo delle quote lede il principio del merito, in teoria. L’obiettivo è invece quello di introdurre una maggiore meritocrazia nella selezione della classe manageriale.
    Occorre innanzitutto attivare misure che sviluppino il talento femminile e lo facciano emergere all’interno delle aziende

    Quali sono le altre misure che possono essere attuate?
    Le azioni positive per una maggiore meritocrazia: Il Prof Abranavel e Anna Puccio, amministratore indipendente di Buongiorno, hanno analizzato la possibilita’ di un’aggiunta nel codice di autodisciplina di Borsa Italiana nell’ambito degli articoli che riguardano la composizione dei consigli di amministrazione, proponendo l’ inserimento di un numero rilevante di donne all’interno dei CDA delle società che aderiscono al codice di autodisciplina di borsa in modalita’ ‘Comply or explain’. Questo porterebbe ad applicare il criterio della meritocrazia nella selezione delle consigliere donne e si auspica una maggiore attenzione anche ai profili dei consiglieri uomini per i rinnovi del 2010.
    Data base: per rispondere all’obiezione sulla presunta scarsità delle donne qualificate per i CDA, la Professional Women’s Association ha stilato in Italia una lista di 73 donne “ready for board”, selezionate con il supporto di quattro società di selezione del personale, sulla base di criteri di valutazione come: la provenienza, il ruolo e le competenze/esperienze. Sono state prese in esame professioniste della consulenza, della corporate governance o del mondo accademico.
    Comply or explain: come proposto dall’Economista Fiorella Kostoris un’altro metodo è quello di chiedere spiegazione al momento della composizione delle liste per le votazioni in assemblea nel caso in cui siano presenti poche donne. La Prof Kostoris (anche Presidente della neonato Comitato Pari o Dispare) considera che con questo sistema non si limita la libertà degli azionisiti o dei presidenti delle aziende che dovranno rinnovare i loro consiglieri.

    In conclusione:
    Corrente Rosa non prende posizione sulle quote obbligatorie per legge nei Consigli di Amministrazione ma promuove la partecipazione delle donne nei luoghi decisionali e considera questo dibattito importante in quanto apre la discussione sui criteri di selezione dei CDA, rendendola pubblica e trasparente.

    Nessun commento

    ©2014 - Corrente Rosa - Associazione non lucrativa e senza legami politici

    User Login