MOMS@Work

    Moms@Work è il progetto dedicato alle donne che vogliono lavorare dopo la maternità.

    L’idea è stata lanciata da Gi GROUP (un importante gruppo in Italia per intermediazione del lavoro) ed è coordinata da due donne, Anna Zavaritt e Cecilia Spanu.

    Si avvale di un sito web, www.momsatwork.it, attraverso il quale saranno forniti servizi di informazione e consulenza specializzati per donne-madri in aziende ma, soprattutto, costituirà un database di “professioniste mamme” qualificate. Attraverso quindi il matching con le offerte di lavoro delle aziende e il successivo “tutoraggio” in fase di inserimento, il progetto si propone non solo di favorire il reinserimento delle donne nel mondo del lavoro dopo la maternità, ma soprattutto abbattere quegli ostacoli, spesso culturali, che inducono le aziende a considerare le lavoratrici madri un “rischio” piuttosto che un’opportunità.

    E’ bene infatti parlare proprio di opportunità, in quanto lvoro flessibile, part-time, telelavoro, possono essere favorevoli anche per le stesse aziende. Alcune di esse stanno già cominciando ad adottare policy specifiche di work&family connection, utili in realtà non solo alle “donne”, ma alla genitorialità in senso ampio, e dunque orientate ad un reale un riequilibrio delle opportunità di genere. Ma molto ancora deve essere fatto.

     

    Moms@work è un’azione concreta verso il superamento del gap tra tasso di occupazione delle donne senza figli verso quelle con figli: il 4,1% verso le donne con un solo figlio, 10% con due e che sale drammaticamente a 22% se i figli sono tre (dati Istat 2010) .

    Dato ancora più grave se si considera che nel nostro Paese il tasso di occupazione femminile si attesta al 46%, (in un’Europa il tasso obiettivo di occupazione femminile è del 60%).

    Un’occasione che l’Italia, specie in tempi di crisi, non può permettersi di non cogliere, se è vero che, stando alle stime di Banca d’Italia, il tasso di abbandono del lavoro delle donne dopo la maternità vale una perdita economica stimata pari al 6,5% del PIL.

    di Claudia Nardelli

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