Quale ruolo per l’occupazione e la valorizzazione del talento femminile nell’attuale crisi finanziaria ed economica?
24 Aprile 2009 – ore 9.00/14.00
Sala delle Colonne, Palazzo Marini – via Poli 19, Roma
È ormai opinione condivisa di esperti del lavoro, economisti, imprenditori e istituzioni, in Italia e all’estero, che le donne rappresentino una risorsa fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico. Aumentare l’occupazione femminile e valorizzare i talenti e le competenze delle donne appare determinante per produrre maggiore crescita economica, maggiore sicurezza materiale per le famiglie, maggiore sostenibilità del sistema pensionistico, maggiore domanda di servizi con creazione di ulteriore occupazione. Non solo, significherebbe anche migliori risultati aziendali: negli ultimi 5 anni, sono stati infatti pubblicati numerosi studi che evidenziano il legame tra una più marcata presenza femminile ai vertici delle società e i migliori risultati ottenuti. Si può ipotizzare che la crisi abbia messo in evidenza alcune criticità del tradizionale sistema organizzativo e manageriale, declinato al maschile. La crisi quindi potrebbe fornire l’occasione per un cambiamento reale: più parità tra uomini e donne, più mobilità sociale, più ricambio generazionale.
L’attuale crisi impone di concentrarsi con maggiore attenzione sulla questione femminile e sul ritardo italiano nel processo di aumento dell’occupazione delle donne.
L’Italia è tra i paesi ad alto reddito quello che utilizza al minimo il potenziale di sviluppo legato al lavoro femminile, e quindi avrebbe più da guadagnare innalzando i livelli occupazionali. Sostenere l’occupazione e la naturale ascesa professionale delle donne rappresenta oggi la miglior soluzione ad alcune urgenti questioni economiche e sociali: la scarsa occupazione e produttività generali, la carenza di saperi e figure professionali qualificate, l’invecchiamento della popolazione e la sostenibilità previdenziale. Le statistiche europee e OCSE mostrano infatti che nei paesi ove più consistente è la partecipazione femminile al lavoro (grazie anche a politiche attive di conciliazione) si fanno più figli.
E’ necessario quindi agire su più fronti: si impone da un lato un cambio di passo nelle politiche a favore delle donne, mediante strumenti istituzionali che pongano al centro la valorizzazione del potenziale femminile nel mondo del lavoro, in linea peraltro con gli impegni presi a livello europeo; ed urge dall’altro un’evoluzione culturale nel nostro paese, sia a livello familiare, per una più equa condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne, sia a livello aziendale, per l’abbattimento degli stereotipi e le discriminazioni di genere, incluse le disparità retributive generalmente penalizzanti per le donne.
Nell’attuale fase di crisi economica e finanziaria, le imprese dovrebbero quindi più che mai impegnarsi in tal senso, sfruttando risorse e saperi sinora sottoutilizzati. Nonostante le loro qualifiche accademiche e professionali, la loro particolare sensibilità ai consumi, le loro capacità peculiari di leadership, in Italia le donne continuano infatti a non essere adeguatamente rappresentate nei consigli di amministrazione e nelle posizioni di rilievo in ambito aziendale, politico e istituzionale. Qualcosa si sta muovendo, ma è urgente lanciare segnali forti, discutere di misure concrete guardando ai modelli più avanzati dei nostri partner europei, dove politiche mirate e strategie di sensibilizzazione a vari livelli hanno profondamente modificato la cultura aziendale valorizzando la diversità e riequilibrando la composizione tra i generi nelle classi dirigenti. Si dovrebbero poi innescare meccanismi virtuosi di riconoscimento per quelle aziende e istituzioni che decidono di dare più spazio all’impiego femminile qualificato.
Occorre, infine, una maggiore consapevolezza, tra le donne e gli uomini, riguardo all’effettiva condizione di disparità che le donne vivono nel nostro paese. Una condizione che le tiene lontane dal lavoro e poco propense ad avere più figli. Ci proponiamo in questa conferenza di mettere in luce lo stato dell’arte, i vantaggi che deriverebbero da un miglioramento della condizione lavorativa delle donne e dall’adeguamento ai parametri della strategia di Lisbona, e infine ci proponiamo di discutere di misure concrete con gli interlocutori istituzionali.
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