Siamo state all’assemblea di apertura della Conferenza delle donne del PD che si è svolta a Roma ieri pomeriggio, invitate dalla Coordinatrice Roberta Agostini, presente il Segretario del PD Bersani. Le donne ammesse a parlare, già equamente previste a rappresentare le diverse sensibilità del partito (non vogliamo banalizzare chiamandole “correnti”!), della “società civile” e delle istituzioni, – splendide e oneste nelle loro diverse intelligenze ma anche nelle loro somiglianze (ne ricordiamo una per tutte, il sindaco di Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ancora una donna per affrontare le situazioni più disperate!) – sono state intervistate da Bianca Berlinguer. Tutti gli interventi hanno riconosciuto la drammatica situazione delle donne italiane, soprattutto se rapportata ai paesi europei, la loro impossibilità, non certo incapacità, di rappresentare la realtà, di farsi interpreti della società nei luoghi del potere che conta. Infatti è inutile ricordare che a capo delle Confindustria e della CGIL ci sono delle donne, brave e coraggiose – delle iniziative delle quali nel merito non si parla -, se poi a cascata le donne continuano ad essere assenti nei luoghi delle decisioni.
Così sappiamo tutte quali sono i motivi che impediscono alle donne di contribuire al “governo” complessivo del paese: mancato supporto alla maternità (asili, congedi ecc.), mancati riconoscimenti nel lavoro (paghe più basse a parità di livelli e di mansioni, assenza nei consigli di amministrazione e in molta parte dei quadri dirigenziali ecc.) e molto altro ancora. Tutti temi per cui esistono studi e soluzioni (basta dare un’occhiata al ns. sito e a qualsiasi altro sito al femminile), tutti temi per i quali il dibattito può anche rimanere aperto, perché si sa tutto è migliorabile, ma subito si può intervenire ed operare con soluzioni che richiedono solo di essere attivate. E allora? Allora perché le donne di questa assemblea dicono che la responsabilità è innanzitutto delle donne? Ciò è palesemente falso, noi lottiamo da anni, loro lottano da anni, il punto è che spesso ciò è avvenuto in solitudine. Rosy Bindi prendendo per prima la parola ricorda le priorità (lavoro, legge elettorale per il rispetto dell’art. 51 della Costituzione: eguaglianza per i cittadini dell’uno e dell’altro sesso, dunque per es. doppia preferenza), poi richiama le donne a non cascare nello stupido gioco che vorrebbe l’Assemblea un momento per discutere le collocazioni personali piuttosto che i problemi. Ognuna di loro sa che il vero spettro è questo, giocare al gioco che altri impongono. Supportare un sistema che non esprime unitarietà perché non riesce ad essere davvero plurale. Inutile lamentarsi se poi vengono ridotte al ruolo di “assistenti sociali” e/o di balie, con tutto il rispetto per queste meravigliose professioni. La solidarietà vera è sempre difficile da conquistare.
Le donne della realtà non hanno mai smesso di esserci, non si sono mai “piante addosso”, studiano, sono le più brave e spesso raggiungono posizioni prestigiose e di rilievo. Nel lavoro, laddove amministrano la produttività cresce e crescono i posti di lavoro. Soltanto questo paese non le vuole vedere e purtroppo non sempre le vuole nei punti nevralgici della decisione. Bersani ammette che la regressione culturale che investe la nostra società colpisce le donne in modo vergognoso ma infine cosa dice? Balbetta e rivendica la presenza delle donne nel partito, ricorda le sue personali battaglie per le quote rosa e poi si esprime con lingua biforcuta, dice alle donne di fare pure la Conferenza e di riportargli i risultati, lui le ha sempre incoraggiate, le aspetta a braccia aperte! Insomma fate pure, noi intanto “facciamo” e decidiamo come si deve decidere. Sarebbe bastato che dicesse: “La questione femminile è al primo posto nell’agenda di questo partito, le vostre battaglie sono le nostre, questo è già scritto”. Queste parole le ha dette Anna Finocchiaro ad alta voce e senza infingimenti. Anna Paola Concia poco prima l’aveva chiamata con forza a rappresentare il partito nella sua totalità. Anna Finocchiaro potrebbe essere adesso il candidato premier di questo partito, ma se proprio non sanno chi altri esprimere se non Bersani, può darsi che la vedremo nelle vesti di futuro segretario. Intanto avranno perso un’altra occasione di rappresentare davvero le istanze primarie dell’Italia e soprattutto la politica italiana continuerà ad essere zoppa ed orfana. Se nel centro destra c’è chi prova a tirarsi fuori dalla palude in cui ci hanno condotti in questi ultimi anni, nel centro sinistra la voce è ancora fioca perché ha paura e si trascina nelle diatribe di giochi di potere superati e soprattutto sempre più estranei alla nostra società che pure prova a scendere in piazza. La sinistra che stia al centro o che sia estrema sa che la sua forza risiede anche e soprattutto nel sapersi gettare sempre oltre gli obiettivi e perfino oltre i sogni. Da troppo tempo rinnega questa sua funzione in nome di una lettura del reale ancorata ad un determinismo storico di cui oggi, in questo momento, abbiamo meno bisogno.
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