Il nuovo Risorgimento delle donne

    Forse non avrei mai scritto questo post se non avessimo ricevuto da Beatrice Rangoni Machiavelli copia della sentenza che trent’anni prima dell’unità d’Italia, fu emessa, in nome di Francesco IV duca di Modena e Reggio, a carico di Rosa Rangoni, suddita estense e antenata della nostra Beatrice (v. homepage). La condanna fu scontata “per Grazia” nel Monastero delle Mantellate in Reggio, che certo sarà stato meglio di un qualsiasi Forte del ducato ma quanto a tarpare le ali della nostra eroina magari più efficace (le avranno proposto di ricamare un mea culpa lungo quanto la tela di Penelope?). Sul ruolo delle donne nel Risorgimento c’è e ci sarà ancora molto da raccontare, spero per es. che in qualche sala ci sia ancora il film di Mario Martone. Comunque non mi sembra che ci sia quel gran fermento culturale che i 150 anni della nostra unità meriterebbero. E del resto l’humus non fertile nel quale ci troviamo a vivere nemmeno rende semplice l’impresa civile di rileggere la propria storia per farne tesoro. La resistenza sta diventando fisica, oltre che psicologica, perché le famiglie e i singoli, le singole che hanno grandi difficoltà lavorative e/o di reddito aumentano ogni giorno. Per non parlare dei giovani e delle giovani senza prospettive: in generale il clima che si vive è quello di prostrazione e stress. Se non fosse per la drammaticità degli eventi e delle notizie che giungono dal nord Africa e ora dal medio oriente e dall’Iran, quasi mi sentirei d’invidiare quei popoli capaci di rivendicare in piazza, con grande dignità, le loro libertà. Almeno in Europa e nel mondo si è parlato della nostra manifestazione del 13 febbraio.

    Le donne, prima ancora degli uomini, sono state le prime, ormai da anni, a sentire l’esigenza imprescindibile di tornare a gridare quali sono le libertà fondamentali delle cittadine e dei cittadini di uno stato moderno, i loro doveri diritti, le loro virtù. Si virtù civiche e morali. Ma non confondetele con “le sventure della virtù”, di cui scrisse con tanta precisione il marchese de Sade, benché noi si sia ancora costrette ad occuparci di tali argomenti, grazie alla squallida performance pubblica di un primo cittadino che si è preso la briga di coinvolgere le istituzioni in una vicenda privata nemmeno degna di un romanzo d’appendice o di una soap opera, tutt’al più una macchietta, ma una macchietta che per noi rischia di trasformarsi in un dramma. Il continuo contrapporsi al potere giuridico ne è il segno più inquietante. Lo spettacolo più avvilente di questo periodo lo hanno dato purtroppo le “cattoliche” deputate, sottosegretarie ministre, piccole o grandi odalische il cui nome “sarà bello tacere” (Gozzano): così si è espresso Federico Orlando sul giornale “Europa” del 27 gennaio, che richiama a sua volta le parole del cardinal Bagnasco, il quale pure ha colto “le radici culturali del disastro antropologico che ci minaccia”. Queste donne che negano il disastro e con fare ipocrita e fasullo espongono la loro intelligenza (laddove ancora ce n’è qualche parvenza!) e prestano la loro faccia al volto di un potere in crisi sono da biasimare con forza. Rosy Bindi lo ha detto con una evidente chiarezza ieri sera (Ballarò): bellezza ma anche intelligenza e talento ecc. sono tutte virtù, possono esserlo, l’importante è non “scambiarle” e/o “venderle” al migliore offerente, in cambio di cosa poi? Potere, benessere materiale: vivere sotto tutela e alla mercè di un qualunque “satiro impazzito” prima o poi esaurisce il suo corso. Mi chiedo però davvero in che modo l’orazione che Ulisse rivolge ai compagni ci riguarda: ” fatti non foste a viver come bruti,/ ma per seguir virtute e canoscenza.” I consiglieri fraudolenti sono puniti da Dante nell’ottava bolgia dell’Inferno, laddove troviamo anche Ulisse, benché la sua parabola resti contraddittoriamente eroica. Oggi la nostra politica invoca ben altri consiglieri, tutti distanti anni luce da qualsiasi richiamo ad un operare retto e virtuoso, almeno dal punto di vista morale e intellettuale.
    Le donne in questo paese hanno lottato per avere più opportunità e riconoscimenti, hanno conquistato anche una loro libertà sessuale, adesso non possono che andare avanti, libere di scegliere. Vale la pena, pertanto, che se davvero dovrà rafforzarsi un movimento femminile, questo si tenga ben distante dalle attuali organizzazioni partitiche (per es. molte di noi non hanno gradito che alcuni politici si siano dati la briga di invitare in piazza le donne! Mentre qualcuno si è limitato ad accompagnare la moglie), se non altro perché avrà più possibilità di incidere sulle singole battaglie a venire, in questo senso non abbiamo bisogno che alcun politico metta il cappello sulle iniziative che ancora ci attendono. Certo la politica deve saper recepire le energie che provengono dalla società, dunque ben vengano gli apprezzamenti e le condivisioni, però sta sempre a noi vigilare affinché ciò non si trasformi in un vuoto gioco strumentale.

    Nessun commento

    ©2014 - Corrente Rosa - Associazione non lucrativa e senza legami politici

    User Login