Barletta: la giustizia offesa, l’economia e i privilegi di sempre.

    A qualche giorno dal tam tam mediatico e dalle trasmissioni strappalacrime che ci hanno parlato del caso delle 5 operaie tessili morte sotto il crollo di un edificio fatiscente mentre lavorano in nero e per “quattro lire”, il pensiero non può che ritornare a loro. Le parole del Presidente della Repubblica sono state sagge e dure certo: “economia fragile e arretrata ..situazioni abnormi e illegali” ma nessuno potrà cancellare questa ennesima umiliazione, quella di chi ha subito insieme a loro, i famigliari e comunque tutte le cittadine/i che sentono di fare parte di una comunità, le donne per prime, come sempre le più esposte. Fa ancora una volta male ammettere quello che sanno tutti: la crisi si abbatte con più forza sulle donne e sui giovani. E questa Italia sta più male, male davvero, ormai sta tornando indietro invece di andare avanti e la paura cresce per molti però non per tutti, eppure quando lambirà sempre più strati sociali e intaccherà i privilegi di molti non sappiano quanto sarà governabile. Per questo il tempo è prezioso, ogni giorno che passa lo è.

    L’impasse politica in cui ci troviamo è vergognosa ma non si vergogna chi la produce e la replica, questo è il vero grande scandalo dell’Italia di oggi e bisogna rifiutarsi di credere che si possa o si debba restare vittime di una transizione economica che attraversa il mondo e l’Europa, quasi fosse un uragano che nessuno può fermare libero di mietere vittime a piacimento: non c’è una sola vita che possa essere offesa da una logica schiacciata dall’economicismo fine a se stesso. La verità è che quanto più gli stati sono in crisi tanto più le misure di tutela dei deboli, la difesa del lavoro, gli investimenti per il welfare nella sua complessità vanno incrementati per primi, tutto il resto si può e si deve inventare, nel senso di programmare, riorganizzare, riformare, ristrutturare.
    L’incremento ai fondi del welfare non è però la sola necessità, l’altra è la giustizia, la giustizia per tutti e in questo caso devono essere i cittadini prima ancora delle istituzioni a pretenderla, perché non c’è nessuno che può sottrarsi alla responsabilità di quanto accaduto (politica, istituzioni, sindacati), al di là dell’accertamento dei “colpevoli” materiali, quanti sapevano, quanti non hanno voluto vedere: purtroppo non c’è giustizia in uno stato in cui c’è chi rincorre quatto euro per i propri bisogni elementari mentre un sistema fiscale volutamente sbagliato protegge i soliti privilegiati. L’Italia ma anche l’Europa non hanno ancora quel coraggio preveggente che dovrebbe indurre a guardare oltre, oltre le strategie stratificate che oggi riescono solo a proteggere una economia ristretta in cui banalmente crescono i ricchi ma pochi e allo stesso tempo i poveri ma molti aumentano

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