Il congedo di parternità esiste? Ecco come e’ affrontato da una coppia straniera a Roma

    Corrente Rosa ha incontrato una giovane coppia franco-svedese Lionel e Elin che ha lavorato per qualche anno a Roma. I loro gemelli sono nati a Roma e adesso Lionel ha preso un congedo di paternità di 6 mesi per seguire la mamma in Svezia.

    Li abbiamo incontrati a Piazza Farnese in una splendida giornata di sole, mentre i loro due gemelli di due mesi dormivano tranquilli nella carrozzina a due posti. Avrebbe dovuto essere un incontro formale, ma la presenza dei bellissimi bambini e il tono sempre più piacevole e diretto l’hanno trasformato in un amichevole colloquio. Abbiamo caldeggiato questo incontro per meglio comprendere le ragioni che li hanno portati a compiere una scelta piuttosto inusuale: Lionel, in accordo con Elin, ha lasciato il suo posto all’ Ambasciata , salutato con grande affetto dai colleghi e dagli amici, in attesa di riprendere poi le sue funzioni di consigliere ed essere assegnato ad una nuova sede nel corso del prossimo anno.

     

    – Lionel lei è molto giovane, ha solo 31 anni e da sette lavora presso il Ministero degli Affari Esteri, prima a Parigi e poi all’Ambasciata di Francia a Roma. E’ stato difficile accedere a questa carriera prestigiosa?

    LF: Mi sono laureato in Scienze Politiche e subito dopo la laurea ho avuto l’opportunita’ di fare uno stage a Washington, che mi ha molto aiutato a capire quale percorso professionale intraprendere; per questo ho deciso poi di partecipare al concorso nella carriera diplomatica. Le selezioni sono state molto dure,in quanto le materie d’esame erano tante e complesse, ma ho studiato moltissimo e con un po’ di fortuna ce l’ho fatta.

    – Quante lingue conosce?

    LF: Quattro: francese, inglese,tedesco, italiano, e sto imparando lo svedese. Già prima conoscevo un po’ la vostra lingua, perchè mia madre aveva dei nonni italiani In questi due anni trascorsi a Roma ho acquisito maggiore scioltezza e proprietà di linguaggio.

    – Lei ed Elin come vi siete conosciuti?

    LF: All’Università a Parigi, e qualche anno dopo ci siamo ritrovati a Stoccolma.

    – Come e quando è maturata la decisione di chiedere l’aspettativa facoltativa per paternità?

    LF: Il giorno stesso in cui abbiamo saputo che Elin era incinta di due gemelli. Io ero molto felice e spensierato. Lei invece era un po’ preoccupata, perché ben consapevole di quanto impegnativo sarebbe stato. Mentre festeggiavamo questa bellissima notizia al ristorante, le ho comunicato la mia decisione di chiedere un congedo parentale. A quel punto, il suo viso si è illuminato, l’ho vista serena e tranquillizzata, e ho saputo che prendevo la decisione giusta, anche perchè ritengo che l’esperienza di paternità sia unica e non procrastinabile.

    – Elin, lei è rimasta sorpresa della decisione di suo marito?

    EB: No, era una scelta che mi aspettavo; anche mio padre a suo tempo chiese il congedo senza particolari difficoltà. In Svezia i padri hanno gli stessi dritti delle madri nel chiedere il congedo di paternità, ma non tutti ne usufruiscono sistematicamente. La nostra legislazione tutela i genitori: per la genitorialità gemellare è possibile usufruire di 660 giorni di congedo, retribuiti dopo una verifica un po’ complessa che accerti che ci siano tutte le necessarie condizioni, all’80% dello stipendio ,ma i 90 giorni riservati alla madre, ed i 90 giorni al padre, sono pagati circa 500 € al mese.

    Per noi in Svezia è una cosa abbastanza normale anche perché, culturalmente, siamo meno portati a chiedere aiuto ai nonni. Devo ammettere anche che, dopo il periodo di congedo, più facilmente possiamo tornare sul mercato del lavoro, perché lo Stato prevede nidi e scuole materne molto numerosi, a basso costo e con orario giornaliero di lunga durata.

    – Bene, Lionel lei è proprio il nostro papà ideale!

    LF: Per la verità devo dire che il fatto che siano due gemelli ha molto agevolato la mia decisione, anche rispetto al contesto lavorativo.

     

    -Lei, Elin, riprenderà a lavorare?

    E.B.: Ho sempre lavorato; anzi, per seguire Lionel a Roma, ho dovuto rinunciare diciotto mesi fa ad un lavoro interessante, prestigioso e a tempo indeterminato, offertomi a Stoccolma.

    Ritornando con mio marito in Svezia, riprenderò a lavorare tra alcuni mesi, usufruendo nel frattempo di un sussidio  mensile statale di circa 1.500 euro al netto, che ci permetterà di vivere discretamente.

    -Lei, Lionel, come funzionario del Ministero degli Affari Esteri Francesi usufruirà di assegno mensile per il periodo di congedo?

    L.F.: La legislazione francese non lo prevede. Il congedo parentale prevede l’assenza dal lavoro per sei mesi fino ad un totale di tre anni, finché il bambino non avrà compiuto 8 anni, ma senza essere retribuiti. Invece, se fossi stato in Francia, avrei potuto beneficiare di un sussidio, una sorta di cassa integrazione, di circa 450/500.euro.

    -Qual è stata la reazione alla sua richiesta nell’ambito del suo Ministero?

    L.F.: Essendo il congedo parentale, un dritto per ogni funzionario francese, la mia richiesta è stata accolta senza problemi. Ma devo aggiungere che la mia scelta è stata non solo rispettata ma anche apprezzata, anche se, da quel che mi è parso di capire, è stata una delle prime volte che hanno ricevuto una tale richiesta. Ed all’Ambasciata, i miei superiori hanno avuto una reazione di piena comprensione e grande umanità.

    – In generale qual è stata la reazione dei suoi colleghi e amici?

    L.F.: Ho ricevuto molta approvazione e solidarietà dalle donne,ma non da tutti gli uomini. Alcuni infatti , non hanno condiviso la mia decisione.: sono rimasti un po’ perplessi e mi hanno detto:”Perchè non prendete una baby sitter?”

    – Lei, Elin, avrebbe dovuto partorire a Stoccolma, invece è stata sorpresa da un parto prematuro a Roma. Come giudica la nostra Sanità? E’ rimasta soddisfatta?

    E.B.: Assolutamente sì. Ho partorito all’Ospedale “Fatebenefratelli”, struttura presso la quale ci rechiamo ancora oggi con assiduità per il controllo dello stato di salute dei bimbi. Sono seguiti con disponibilità e attenzione. Inoltre ho notato che qui in Italia le cose sono cambiate: in Ospedale ho conosciuto molti giovani papà che spesso sostituivano in modo naturale le mamme al capezzale dei loro piccoli.

     

    -Bene!! Tutto ciò ci fa piacere. Ci auguriamo che alla fine del congedo sarete disponibili a raccontarci come è andata!!

     

     

     

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