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    A proposito di igv

    donne-a-bologna_jpgIl 20 dicembre 2007 Giuliano Ferrara lancia sul Foglio una moratoria sull’aborto, ispirandosi – sostiene lui – alla moratoria lanciata dall’ONU sulla pena di morte. Sul Corriere della Sera il 4 gennaio il  Cardinale Bagnasco chiede la revisione della Legge 194 sull’aborto. Il 5 gennaio il Ministro della Famiglia Rosy Bindi solleva invece la necessità di applicare meglio l’esistente legge dando una maggiore attenzione alla prevenzione e all’infomazione (punti condivisi dal Cardinale Bagnasco stesso).

    Corrente Rosa ricorda che nell’ambito della Legge 194, che autorizza l’interruzione volontaria di gravidanza, “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile”. Nelle democrazie non si tolgono i diritti, proponendo delle moratorie, soprattutto quando essi appartengono ad un solo genere umano, in questo caso alle donne. Nessuno si immaginerebbe di lanciare ad esempio una moratoria sul diritto di voto. La libertà di scelta secondo coscienza deve essere assicurata: non si può imporre agli altri la propria posizione. Una revisione della Legge 194 costituirebbe una grave minaccia ai diritti acquisiti con grandi pene e fatica dalle donne.

    L’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia è sempre stata segnata da perturbazioni politiche e fatti di cronaca. Lo scorso 12 febbraio a Napoli, la polizia fa irruzione in ospedale, dopo una segnalazione di un ‘feticidio’. Si trattava in realtà di un aborto terapeutico al IV mese effettuato nel rispetto della legge 194 e della salute della donna.

    Non è stato ancora chiarito da chi proveniva la segnalazione né perchè la polizia si sia mossa senza chiedere ulteriori conferme e soprattutto senza considerare la delicatezza della situazione, data la vaghezza e imprecisione della segnalazione (il reato di “feticidio” in quanto tale è un’ipotesi che difficilmente si verifica nella realtà). Ma al di là della situazione drammatica della donna ingiustamente accusata, alla quale Corrente Rosa esprime tutta la sua solidarietà, questo  come lo chiama Natalia Aspesi nella Repubblica del 14 febbraio, ci ha fatto tornare nelle strade. Forse ci voleva questa scintilla, lo sgomento provocato da una violazione tanto palese dei diritti e della dignità della donna, per far riemergere quella rabbia antica quasi dimenticata.

    Le donne hanno saputo dimostrare la loro capacità reattiva: Unione Donne In Italia ha organizzato il 14 febbraio mobilitazioni e presidi in diverse cittá d’Italia per difendere la 194.  Le dimostrazioni hanno segnato il ritorno della base nel dibattito che si era concentrato su giornali e televisioni.  Il ministro della Salute, Livia Turco, ha subito colto questo segnale e ha aderito  alla manifestazione.  “Io difendo la 194 perché ho a cuore la cultura della vita. Sono contenta che le donne siano venute qui, lo intendo come un patto da costruire insieme per difendere e applicare la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza” ha detto Livia Turco. Che ha aggiunto: ”La legge 194 è importante e afferma un principio fondamentale che è quello della responsabilità, della libertà e dell’autonomia delle donne. Principi fondamentali per riaffermare la cultura della vita”. Oggi sono le donne le protagoniste.

    Il Ministro ha anche avviato immediatamente la messa a punto di un’intesa su una migliore applicazione della legge 194 con i rappresentanti delle Regioni con l’obiettivo di arrivare a una intesa durante la Conferenza Stato-Regioni il prossimo 6 marzo.

    Dai dati dell’ultima relazione al Parlamento risulta che dal 1982 ad oggi la riduzione del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza si attesta fra il 44,6% e il 60%, e che il 57,7% delle interruzioni volontarie di gravidanza è stato effettuato da donne con almeno un figlio e il 34,7% da donne con almeno 2 figli.

    Bisogna tuttavia considerare che il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza effettuato da donne straniere è in costante aumento, rappresentando, nel 2005, il 29,6% di tutte le interruzioni volontarie di gravidanza effettuate a livello nazionale; e che l’aborto ripetuto, pur essendo nel nostro paese tra i più bassi a livello internazionale è pari al 26,4% (ancora una volta, le cifre sono piú alte per le donne di cittadinanza straniera, dove si arriva al  37,9%).

    Questo fenomeno è dovuto probabilmente alla mancanza di educazione, supporto e prevenzione per le donne di cittadinanza non italiana, che possono trovarsi in situazioni difficili, senza accesso alle informazioni, e con poca dimestichezza (o limitato accesso) alle strutture sanitarie.

    Le donne che vogliono interrompere la gravidanza in Italia devono subire difficoltà amministrative, rinvii, scarsa disponibilità dei medici, assenza di tatto e di discrezione, e in generale mancanza di un trattamento umano, neutro, e soprattutto scevro da giudizi morali e di merito. La situazione è tale da indurre delle donne ad andare in Inghilterra per ottenere in una settimana un’IVG pagando 780 Sterline.

    Sul fronte politico, Veltroni e Berlusconi hanno affermato negli ultimi giorni che non intendono toccare la legge 194. A supporto invece di una revisione della legge Giuliano Ferrara, che ne ha fatto l’unico tema del nuovo partito, da lui fondato, Pro-Life. In linea con Ferrara anche Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, e alcuni esponenti del PD. Rimane da vedere come queste opinioni si potranno integrare con la posizione dei diversi schieramenti.

    Corrente Rosa prende atto della decisione di discutere l’applicazione della legge 194 nel corso delle discussioni tra Stato e Regioni, e sebbene non ritenga sia una priorità intervenire, in un momento politicamente delicato per l’Italia chiede che queste discussioni non siano oggetto di strumentalizzazione, ma affrontino con equilibrio tutti i problemi relativi a:

    *     carenza di medici non obiettori negli ospedali;

    *     liste di attesa e tempi troppo lunghi;

    *     mancanza di rispetto per la dignitá e libertá della donna nelle strutture pubbliche;

    *     adeguamento allo sviluppo scientifico e dunque la possibilità di utilizzare la pillola RU486.

    Inoltre, il consultorio dovrebbe informare sulla possibilità di ricorrere a sostegno e supporto psicologico, indicando organizzazioni e associazioni in grado di fornire assistenza, ma evitando la presenza nei consultori di volontari pro-life, obiettori di coscienza e di personale estraneo alla struttura, in quanto costituisce violazione della riservatezza, e risulta una negazione del diritto alla scelta di una maternità responsabile della donna.

    Corrente Rosa considera che “la convivenza civile” è fatta di tolleranza e rispetto per le posizioni degli altri. La procreazione responsabile, le decisioni sul proprio corpo e sul proprio futuro sono e devono continuare ad essere individuali.

    Le considerazioni morali e i valori religiosi di una o piú collettività non possono limitare la libertà del singolo di fronte a questa scelta. Lo Stato, laico e di tutti, deve assicurare alla donna la libertà di scegliere, il che significa la possibilità di farlo con l’assistenza adeguata delle istituzioni sanitarie italiane, gratuitamente, dignitosamente, con supporto emotivo e psicologico, se necessario o richiesto.  Sarà il singolo a decidere, indipendentemente, cosa fare. I criteri e limiti stabiliti dalla legge 194 nel 1978 sono gli stessi adottati dalla maggior parte dei paesi europei, e mantenuti ancor oggi.

    Nei paesi dove l’IVG è vietata le donne sono costrette ad andare all’estero. Accade in Portogallo e in Irlanda. Ciò significa rendere difficile o anche impossibile una scelta del genere proprio per le donne più deboli, magari perché molto giovani, economicamente in difficoltà, straniere, o poco informate.

    Corrente Rosa è del parere che lo Stato italiano deve sapere affrontare  questi problemi e non indurre le sue cittadine a ricorrere alle IVG clandestine o all’estero.

    Corrente Rosa rifiuta la strumentalizzazione dell’IVG per fini di propaganda politica e arrivismo individuale.

    [18 febbraio 2008]

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