Basta incolpare le donne della cultura sessista sul lavoro

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    BASTA INCOLPARE LE DONNE DELLA CULTURA SESSISTA SUL LAVORO!

    Oggi la presenza di una cultura sessista sul lavoro rappresenta l’ostacolo principale per le donne di raggiungere posizioni di successo. Questa è la tesi sostenuta dagli autori di un articolo pubblicato dall’Harvard Business Review (Leggi l’articolo), che attraverso un campione di 25,000 laureati hanno analizzato le circostanze che impediscono alle dipendenti di ottenere gli stessi risultati degli uomini.

    Sheryl Sandberg, attuale direttrice operativa di Facebook, e nota rappresentante del credo femminista tra le imprenditrici di alto livello, sostiene che “ci tiriamo indietro per mancanza di sicurezza, per esempio non alzando la mano, nascondendoci quando dovremmo invece buttarci”. Se da un lato la Sandberg sostiene la tesi che le donne di oggi “can have it all”, un’altra femminista, Anne Marie Slaughter, avvocato e attuale professoressa di scienze politiche, ha più volte sostenuto che invece le donne “can’t have it all”. Sebbene creda sia possibile raggiungere il successo, i costi sono troppo alti poiché le donne sono costrette a scendere a compromessi, come trascurare la famiglia, compromessi ai quali non sono invece sottoposti gli uomini. Nonostante gli enormi passi compiuti dagli anni di Mad Men – la mitica serie tv ambientata negli anni 50 sessista per eccellenza- in termini di remunerazione, educazione, prestigio, possibilità, la Slaughter pensa che le donne fossero più soddisfatte allora di quanto lo siano oggi.

    Il punto principale della ricerca dell’Harvard Business Review è di capire perché le donne non raggiungono i gradini più alti all’interno delle aziende, fatto salvo che “donne e uomini esprimano lo stesso livello di ambizione all’inizio delle loro carriere, gli uomini ottengono uno status più alto nelle aziende in generale come anche un grado più alto di soddisfacimento del proprio lavoro”. Inoltre gli autori hanno riscontrato che entrambi i sessi – in particolar modo ai piani alti– siano disposti a scendere a compromessi con le proprie aspirazioni lavorative richiedendo dunque una certa flessibilità da parte dei propri capi. Pertanto non si può ridurre in modo semplicistico l’intera questione del leadership gap al fatto che le donne “mollano la presa” nella corsa verso i piani alti. Bisogna considerare quelle donne che avendo giocato a pieno le carte giuste e avendo tutti gli attributi per farcela, non ottengono i risultati degli uomini.

    Il problema è che il sistema è fondamentalmente sessista ed ha generato una cultura discriminatoria sul posto di lavoro che impedisce alle donne di ottenere i risultati per cui hanno lavorato. Questo sistema si alimenta con la convinzione che l’ostacolo sia la donna stessa. Le donne vengono incolpate e si “incolpano”. Entrambe le parti alimentano questo concetto impedendo che si raggiunga un equilibrio di eguaglianza tra i sessi.

    Se il sistema avesse uno slogan sarebbe “provaci ancora!”, ossia provaci ancora a raggiungere i tuoi risultati, sapendo che non sarai mai brava abbastanza perché è questo che il sistema ti fa credere.

    Prendendo in considerazione un campione cosi ampio, com’è possibile che così poche riescano a raggiungere il successo, o ad essere felici? Secondo la Sandberg il problema sta nella mancanza di determinazione delle donne nel credere nelle loro potenzialità. Per la Slaughter le donne comunque non potranno essere appagate trovandosi a lavorare in un ambiente dominato da uomini. Sebbene sia le analisi della Sandberg che della Slaughter si riferiscano ad un pubblico femminile avvantaggiato, le loro analisi si possono applicare alle donne appartenenti ad ogni classe sociale. Di fatti più si scende nella scala sociale, più è probabile che il numero di donne che “provano senza riuscire” aumenti in modo esponenziale. Pertanto il problema va rigirato; come dovrebbero cambiare gli uomini in modo che la società, il mondo del lavoro e delle opportunità sia più equo?

    Leggi l’articolo; [Stop Blaming Women For Holding Themselves Back at Work]

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