Le donne che vanno dal medico devono sapere che esistono dei medici “nocivi per le donne”: sono tutti quegli uomini che nascosti dal camice bianco pensano che sia più facile conquistare una donna al loro piacere. Certo è grave che un medico si metta a corteggiare una paziente nel proprio studio, ma è ancora più grave che un uomo del genere possa addirittura mentire spudoratamente a quella paziente resa fragile dalla malattia, bisognosa di attenzioni mediche e di conforto. Ebbene ci sono medici che non si fermano di fronte a nulla!
Dunque un uomo, il medico che dovrebbe sempre tenere fede al suo giuramento, rivolge le sue attenzioni alla donna, la paziente che gli si affida per delle cure, si dà la briga di dichiarare la sua incontrollabile attrazione per la donna, fino a baciarla ed abbracciarla nel suo studio (costringendo la paziente a fuggire), per poi bombardare la stessa paziente con sms frasi dolci di “amore” e quant’altro possa fa parte di un repertorio ampiamente collaudato solo per irretire una donna. Inutile il tentativo della donna di opporsi, visto che il medico continua a proclamare la buona fede dei suoi sentimenti, perfino ammettendo che sarebbe una follia da parte della donna anche solo pensare che lui possa approfittare di lei, malata, all’interno di una struttura di cura e al cospetto di un medico, magari “esimio professore” che dir si voglia! Ebbene semmai dovesse accadervi una cosa del genere, alla prima, seconda o terza volta che incontrate un tale supposto “professore”, abbandonate lo studio oppure schiaffeggiatelo ricordandogli che c’è una deontologia professionale invalicabile, comunque non commettete mai lo stupido errore di pensare che un medico nell’esercizio delle sue funzioni possa permettersi di corteggiare o peggio ancora di saltare addosso alla paziente. Tanto più quando la sua diagnosi è di fondamentale importanza per la vostra salute e il vostro benessere psichico. Soprattutto parlatene subito con amici e familiari, e nel caso di aggressioni, sia quelle fisiche violente o anche quelle camuffate da galanterie, è bene che meditiate una denuncia.
Mai nessuno, direste voi, si permetterebbe di infligger una violenza simile e senza alcun rimorso! È la banalità del male. Sono anni che le donne lottano per la loro libertà e per il loro benessere, ma ciò non può fermare il medico in cerca di facili conquiste! Estrema viltà di un uomo che non si ferma nemmeno di fronte alla sofferenza di una donna malata. La serie Dott. Jekyll e Mr Hyde non è mai tramontata per le donne, fra i corridoi degli ospedali e negli studi medici. Parliamo di uno dei tanti uomini, pure impegnati sentimentalmente e/o con famiglia a carico, che vanno in giro in cerca di trastulli ingannando e vessando a bella posta.
Per un uomo così, che sia medico, professore alla Università, politico di professione, spesso avere di fronte una donna lo porta a pretendere che per lei dovrebbe essere naturale accettare delle avances sessuali, facendo leva sul proprio potere e sulla debolezza di chi in quel momento è fragile per la posizione di bisogno in cui si trova. Ma la cosa grave è che per lo più c’è proprio una incapacità e l’insensibilità a comprendere la pena e l’offesa morale che si può provocare, quando non si tratta di una vera e propria violenza fisica. Da ultimo sappiamo che anche le donne medico, addirittura una su quattro, subiscono violenza fisica o intimidazioni, da parte di chi dovrebbe anche promuoverle nella professione: “Alla domanda di indicare il motivo dell’ultima o più importante molestia subita, le donne medico intervistate hanno risposto così: nel 27,9% dei casi il molestatore voleva attrarre l’attenzione della donna, mentre nel 20,6% voleva metterla in cattiva luce. Naturalmente le molestie hanno ricadute sul comportamento delle vittime: il 34,9% delle professioniste ha cambiato il suo modo di fare sul luogo del lavoro, il 17.7% ha assunto atteggiamenti difensivi e il 14,3% ha dovuto cambiare le proprie abitudini di vita e di lavoro. Oltre ai comportamenti, le molestie impattano sulla salute psichica delle donne. Quasi il 40% si trova in uno stato generale di stress, circa il 27% teme di vivere altre esperienze analoghe e sviluppa maggiore aggressività, il 17% circa vive in uno stato d’ansia e panico ed è preoccupata per la propria sicurezza personale. Un 17,4% vive a seguito delle molestie subite una vita più solitaria essendosi isolata dalla vita di relazione e il 10,2% dichiara di perdere giorni di lavoro. Circa un quarto delle donne medico che hanno subito violenze ne parla, chiedendo aiuto, soprattutto ai familiari, ai parenti e agli amici fidati. Ma la maggioranza non ne parla con nessuno (43,8%). Solo il 10,2% si rivolge ad un legale, alle forze dell’ordine (7,5%) o a uno psicologo (7,4%). Le donne vittime, in sostanza, tendono a non esternalizzare la molestia” (http://www.corriere.it/salute/11_maggio_31/donne-medico-avance-molestie_1c842724-8b6a-11e0-93d0-5db6d859c804.shtml).
Mi chiedo allora se questa stessa società, in cui gli uomini trovano normale fare delle proposte sessuali alle loro studentesse, pazienti, impiegate, ecc., sia cosciente di questa realtà! Evidentemente no, visto che spesso gli uomini continuano ad abusare delle donne.
Questi i dati, secondo il rapporto “Il costo di essere donna- indagine sul femicidio in Italia“, elaborato dalle volontarie della Casa delle donne (http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-violenza-sulle-donne-un-allarme-sottostimato/): nel 2010 sono morte in 127 , il 6,7% in più rispetto all’anno precedente. Dal conteggio sono esclusi, però, i casi irrisolti, le donne scomparse, le vittime della tratta. Rientrano, invece, gli omicidi in flagranza di reato e quelli che hanno già raggiunto un grado di giudizio. Dati preoccupanti, laddove il rapporto dell’Osservatorio nazionale dello stalking sottolinea la stretta relazione tra vittima e assassino. A uccidere sono i mariti (22%), ex (23%), compagni o conviventi (9%), figli (11%) e padri (2%): la violenza familiare “è solo l’apice di altre violenze subite e taciute”. Il delitto, insomma, non è quasi mai frutto di un raptus, ma è l’epilogo di un percorso. Solo nel 2011 sono state 18, secondo i primi dati, le donne uccise in Italia. Più di una alla settimana.
Ci siamo ispirate ad un fatto realmente accaduto: il caso di una donna che per ragioni di privacy non ha svelato né il nome del medico né il luogo dove l’evento è accaduto.
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