Il modello anglosassone sembra surclassare quello europeo continentale, e ora anche le donne asiatiche (Cina, India, Singapore) arrivano alla guida di importanti società prima delle europee.
Questo è quanto emerge dalla classifica delle 50 donne più influenti nel mondo imprenditoriale stilata dal Financial Times.
La crisi economica globale ha sollevato una questione ormai diffusa nel mondo della finanza e dell’industria: se vi fossero state più donne ai posti di comando sarebbe andata diversamente? Molti esperti ritengono di si. Di recente, 17 uomini ai vertici delle maggiori società anglosassoni (tra cui Anglo American, BP e Tesco) hanno lanciato un appello affinché il progresso compiuto nel riequilibrio di genere nei luoghi decisionali sia reso più rapido, perché l’economia ha urgente bisogno, ora più che mai, dei migliori talenti. Quindi più spazio alle donne di talento, anche per contrastare le logiche cameratesche-pensiero unico dei CdA tutti al maschile, che sembrano aver prodotto molti danni. I numeri delle donne al vertice sono ancora troppo bassi: solo il 3 per cento delle figure di comando nelle maggiori società quotate presenti nella classifica del Fortune 500 sono donne. Tra queste, Ursula Burns, la prima donna di colore alla guida di una società, la Xerox, che brilla per equilibrio di genere, con un terzo del management al femminile.
Sul sito del Financial Times è possibile guardare le 50 donne selezionate dal FT. La maggior parte di esse sono anglosassoni, in prevalenza statunitensi, o anche di varie nazionalità ma che sono arrivate ai vertici di società americane. Colpisce poi la forte presenza di donne asiatiche e la scarsa presenza di donne europee, non britanniche. Tra queste, però, al terzo posto svetta la Lauvergeon a capo di Areva, soprannominata “atomic Anne” , e poi qualche donna svedese, una danese, e più in basso una donna svizzera, una tedesca e al 38° posto la prima italiana, Emma Marcegaglia, seguita al 49° posto da Diana Bracco, entrambe ai vertici di gruppi familiari.
Noi di CR abbiamo organizzato una conferenza sul tema womenomics, proprio per capire come accelerare il lento sviluppo del riequilibrio di genere nell’economia italiana. Abbiamo fatto un’analisi della situazione e proposto misure necessarie ad aumentare l’occupazione femminile e la rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali.
di Diletta Pistono
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