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    Donne e media

    donnetvSe siete protagoniste, indipendenti, autonome, mature di età e di fatto, se lavorate in banca, nella pubblica amministrazione o siete libere professioniste, se vi vestite con discreta eleganza e non vi siete fatte notare da qualche fatto di cronaca violento: NON SIETE IN TELEVISIONE!
    Lo dice il Censis nella sua analisi su Donne e Media in Europa. Nei Media esiste una distorsione rispetto al mondo reale delle donne di oggi. Corrente Rosa si chiede quando le nostre emittenti e la nostra Autorità Garante delle Comunicazioni si impegneranno a contrastare gli stereotipi di genere per fare una televisione che rifletta le realtà del nostro tempo e del passato anche al femminile. Corrente Rosa propone la storia della vita di Jean Batten grande aviatrice dimenticata degli anni 30.

    Il Censis, nell’ambito del progetto europeo Women and media in Europe, ha realizzato un’indagine sull’immagine della donna nella televisione italiana, in collaborazione con la Fondazione Adkins Chiti: Donne in musica e la Fondazione Risorsa Donna. Attraverso l’analisi dei contenuti di 578 programmi televisivi d’informazione, approfondimento, cultura, intrattenimento sulle 7 emittenti nazionali (Rai, Mediaset, La7), emerge che le donne, nella fascia preserale, ricoprono soprattutto ruoli di attrici (56,3%), cantanti (25%) e modelle (20%). L’immagine più frequente dunque è quella della donna di spettacolo.

    Piacevoli, collaborative, positive. La donna in tv è rappresentata in maniera positiva, come protagonista della situazione, ma generalmente, lo spazio offerto alla figura femminile è gestito da una figura maschile “ordinante”. Belle, patinate e soprattutto giovani. L’immagine della donna risulta polarizzata tra il mondo dello spettacolo e quello della violenza della cronaca nera. C’è una distorsione rispetto al mondo femminile reale: le donne anziane sono invisibili (4,8%), lo status socioeconomico percepibile è medioalto, e solo nel 9,6% dei casi è basso, mentre le donne disabili non compaiono mai. I temi a cui la donna viene più spesso associata sono quelli dello spettacolo e della moda (31,5%), della violenza fisica (14,2%) e della giustizia (12,4%); quasi mai invece alla politica (4,8%), alla realizzazione professionale (2%) e all’impegno nel mondo della cultura (6,6%). L’intrattenimento. Il conduttore è uomo (58%), lo stile di conduzione è ironico (39,2%), malizioso (21,6%) e un po’ aggressivo (21,6%); i costumi di scena sono audaci (36,9%), le inquadrature voyeuristiche (30%) e solo nel 15,7% dei casi sottolineano le abilità artistiche della donna. L’estetica complessiva è quella dell’avanspettacolo mediocre (36,4%) e scadente (28,9%). Nei reality in particolare, della donna si sottolineano invece doti di adattamento, furbizia e spregiudicatezza.
    L’informazione: la donna del dolore. Nell’informazione la donna compare soprattutto all’interno di un servizio di cronaca nera (67,8%), in una vicenda drammatica in cui è coinvolta come vittima di violenze, stupri e prevaricazioni di ogni tipo. E il suo intervento, in un servizio televisivo, dura fino a venti secondi, nel 45,2% dei casi.
    I programmi di approfondimento. Il timone della conduzione è in mano agli uomini (63%). Ma se le donne intervengono in qualità di esperte lo sono soprattutto su argomenti come l’astrologia (20,7%), la natura (13,8%), l’artigianato (13,8%) e la letteratura (10,3%).
    Le donne della fiction. E’ il genere che meglio descrive l’evoluzione della condizione delle donna, la quale viene rappresentata come dirigente di distretti di polizia, come medico e avvocato in carriera.
    La seconda parte della ricerca ha riguardato l’analisi delle leggi, i codici di autoregolamentazione e le buone pratiche riguardanti gli stereotipi di genere, attraverso una rilevazione presso le Authorities e le principali emittenti televisive europee, da cui emerge, che la tematica del contrasto agli stereotipi di genere viene assunta come un grande impegno democratico e civile.
    [fonte Censis]
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