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di Nicoletta Bevilacqua.
Lo studio dimostra che nel cervello umano ci siano allo stesso tempo delle funzioni cerebrali maschili e femminili e pertanto non può essere categorizzato in due classi distinte. Ogni cervello avrebbe proprie caratteristiche, del tutto individuali, a prescindere dal sesso, con una compresenza di funzioni cerebrali maschili e femminili. L’idea secondo la quale le ragazze siano meno dotate nello studio della scienza ma più brave a fare multi-tasking non è basato su fattori biologici, bensì su aspettative culturali.
E’ diffusa l’opinione che avere un cervello maschile dia la possibilità di guadagnare di più o che le donne abbiano un cervello che consente di svolgere contemporaneamente in modo migliore più compiti. Un articolo del 30 novembre 2015 di New Scientist, settimanale di divulgazione scientifica molto noto (https://www.newscientist.com), riporta i risultati di una prima ricerca sul cervello umano compiuta proprio con l’obiettivo di verificare l’esistenza di differenze di genere.
La ricerca, realizzata da un team di ricercatori della Università di Tel Aviv guidati da Joel Daphna, ha potuto verificare come nella maggior parte dei casi vi sia una compresenza di funzioni cerebrali maschili e femminili, il che dimostra che il genere non è binario e che le classificazioni di genere sono prive di significato.
L’esistenza di due tipi di cervello è stata teorizzata, come sottolinea la ricercatrice, a partire dall’idea che quando nel feto umano si sviluppano gli organi riproduttivi, essi secernono il testosterone che caratterizzerebbe il cervello maschile. Per testare questa teoria il team di ricerca ha effettuato scansioni di parti del cervello prelevate da 1.400 persone di età compresa tra i 13 e 85 anni. In particolare, si è cercato di rilevare le variazioni nelle regioni cerebrali e le connessioni tra esse. Sono state così identificate complessivamente 29 regioni del cervello che sembrano evidenziare dimensioni diverse negli uomini e nelle donne, tra le quali l’ippocampo, che influisce sulle funzioni mnemoniche e la circonvoluzione frontale inferiore che sembra sia implicata in una funzione di avversione al rischio.
Esaminando ogni singola scansione, tuttavia, si è potuto verificare che in pochissimi casi erano compresenti tutte le caratteristiche che ci si attendeva fossero rilevabili in base al sesso. All’interno del campione esaminato, infatti, solo dallo 0 all’8 per cento dei casi si è riscontrata la presenza di cervelli tutti al “femminile o al “maschile”, mentre nella maggioranza dei casi si è potuto accertare una situazione “mediana”. Ogni cervello avrebbe quindi proprie caratteristiche, del tutto individuali.
Questi risultati sono valutati con grande interesse da altri studiosi contattati da New Scientist, anche se la ricerca si è limitata a considerare la struttura del cervello e non la funzione.
Secondo Anelis Kaiser dell’Università di Berna, ad esempio, l’idea che il cervello umano non possa essere categorizzato in due classi distinte, è nuova e convincente.
Meg John Barker, psicologo presso la Open Università di Milton Keynes, UK, ritiene molto utile lo studio, in quanto offre una validazione biologica a quanto emerso da altre ricerche che smentiscono l’ipotesi che il genere sia binario.
Bruce McEwen della Rockefeller Università di New York, d’altro canto, sostiene che si stia effettivamente capendo la complessità di quanto si è inteso come maschio e femmina e che lo studio costituisca un primo passo in questa direzione.
Markus Hausmann della Durham Università, Regno Unito, ha studiato le differenze di sesso nei processi cognitivi, cercando di verificare se gli uomini, come comunemente si crede, davvero hanno una migliore consapevolezza spaziale rispetto alle donne. Ha potuto quindi constatare che in tutti i tipi di abilità speciali molto raramente si rintraccia una significatività del fattore sesso. Talvolta, fa osservare, le donne hanno prestazioni superiori agli uomini, il che lo porta ad affermare che “l’idea in bianco e nero di un cervello maschile o femminile è chiaramente troppo semplice”.
Un altro importante aspetto che viene sottolineato dagli esperti, è rappresentato dalle caratteristiche e aspettative culturali.
Non troverebbe conferma, ad esempio, lo stereotipo assai noto che le ragazze siano meno dotate nello studio della scienza e della matematica.
Margaret McCarthy, che studia le differenze di sesso nel cervello presso l’Università del Maryland School of Medicine di Baltimora, fa anche notare che lo studio è utile proprio perché contrasta l’idea che il sesso influisca sulle scelte di carriera, che non sono basate su fattori biologici, bensì su aspettative culturali.
Alexandra Kautzky-Willer, responsabile del Gender Medicine Unit presso l’Università di Medicina di Vienna, concorda sul fatto che le cose non siano così semplici. Nel suo settore, sostiene, ci sono differenze tra uomini e donne che sono importanti per la diagnosi e le cure, ma ci sono anche sempre più differenze all’interno dei generi, il che rende necessario considerare maggiormente altri fattori, quali la cultura, l’ambiente, l’istruzione e il ruolo di una persona nella società.
Ci attende quindi un futuro senza genere?
Joel Daphna conferma la sua idea che sia scientificamente ma anche politicamente sbagliato continuare a classificare gli individui secondo il sesso, ma occorra prendere atto che ognuno sia diverso.
Ma altri scienziati contattati da New Scientist non credono che ciò sarà mai possibile, e che tale caratteristica sarà scientificamente sempre importante. Secondo Baker, le scoperte fatte possono essere utilizzate per aiutare molte persone a capire la natura non binaria del genere. Dopo tutto, alcune non si identificano come maschio o femmina, e altre ritengono che la loro identità di genere si definirà meglio nel corso del tempo. La sua opinione, conclude l’articolo, è di dare meno peso a questa componente quando non è effettivamente rilevante.
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