Gonne d’oro superdonne comunque donne

    Della Norvegia e della possibilità di applicare “le quote” per legge al fine di favorire la rottura di un “monopolio maschile” abbiamo già detto (v. post precedente), così come abbiamo già sostenuto che dovrebbero gli uomini stessi farsi fautori di una maggiore presenza delle donne ai vertici istituzionali, politici, aziendali, pubblici e privati. E questo perché è provato che qualità e redditività si moltiplicano laddove le donne lavorano alla pari. Su quello che potrebbe accadere in politica oggi non è dato sapere fine in fondo! Almeno fintanto che non si procederà con determinazione ad una proposta di legge valida.
    Anais Ginori, la corrispondente di Repubblica che ha firmato l’altro pezzo pubblicato ieri dal quotidiano e dedicato alle “gonne d’oro” ha sottolineato che è stato proprio un uomo in Norvegia a volere una legge sulle pari opportunità nei board, il conservatore Gabrielsen, allora ministro dell’Industria, il quale aveva paragonato la legge allo scoppio di una bomba atomica.

    Oggi in Norvegia, a quattro anni di distanza dal varo della legge, la riforma mostra anche i suoi limiti, infatti i nomi delle donne che circolano quali candidate possibili nei diversi cda sono sempre gli stessi. Inoltre non tutte esercitano un reale potere, perché spesso “si tratta di comparse con o senza gonna”.
    Allora come ha detto Serena Romano, Presidente di Corrente Rosa, nonché dirigente Telecom, intervistata dalla Ginori, è meglio non avere quote nelle Aziende bensì “buone pratiche aziendali” per un’apertura alle donne? Per Marisa Montegiove (Donne Manager Italia) le uniche quote da volere sono quelle in politica “ma non per favorire le veline”. Rimane il fatto però che in Italia, più che nel resto d’Europa e al di là delle percentuali, la situazione è grave, perché la tendenza è al peggioramento “visto che le multinazionali, più culturalmente avanzate sui temi femminili, stanno investendo meno in Italia”. Parola di uomo! (Massimo Miletti, “Eric Salmon”). La riflessione è chiara e i termini del dibattito anche, per quanto contraddittori all’apparenza, ma un provvedimento legislativo incisivo è urgente, e non è detto che l’incoraggiamento delle buone pratiche in Azienda non possa sposarsi con una qualche obbligatorietà delle quote, e non solo in politica. Insomma in un paese come l’Italia dove sono scoppiate bombe di cui non si conoscono i mandanti non sarebbe male farne scoppiare metaforicamente una tanto grande da travolgere tutti i pregiudizi della nostra società sessista una volta per tutte.

     

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