Google… fa una ricerca google per dare piu lavoro alle donne?

    Fino a qualche giorno fa quando volevo parlare di parità di trattamento dovuto al merito, facevo facilmente riferimento alla Silicon Valley e perché no a Google. Certo che se tutti i datori di lavoro fossero come Google dicevo, non saremo qui a lamentarci del soffitto di cristallo, saremo già ai posti di comando. Non avevo del tutto torto, Marisa Mayer la prima donna ingegnere di Google è stata per anni la responsabile della funzione più importante e profittevole di Google la ricerca (search), Rachel Whetstone è responsabile delle comunicazioni e Shona Brown è stata responsabile delle operazioni di business. Si, solo che adesso sono state rimosse dal comitato che consiglia Larry Page il CEO. In questo comitato ne è rimasta solo una di donna, Susan Wojcicki, su 11 consiglieri….possibile che non ce ne fossero altre altrettanto brave per colmare questa assenza di talenti femminili?

    In realtà pare che sia da un po’ di tempo che Google si sta chiedendo come affrontare la debole presenza di donne nelle posizioni di responsabilità. E poiché la ricerca fa proprio parte del suo lavoro, ha creato un algoritmo per risolvere il problema che tutte le aziende serie si pongono: come reclutare e trattenere più donne.

    Di fatto il problema non si limita a Google, la percentuale di donne che lavora nell’informatica negli Stati Uniti e calata dell’8% dal 2000 al 2011 mentre e aumentata del 16% per gli uomini. Le donne abbandonano il lavoro a metà carriera spesso rimanendo in lavori tecnici o entrando nella pubblica amministrazione o in start-ups.  Questo è certamente un sintomo che c’è qualcosa che non funziona nelle grandi aziende dell’informatica. Dispiace pensare che si ripete nel settore dell’ICT, sempre riferito come quello della selezione esclusivamente basata sul merito, un comportamento che le donne sono state costrette ad adottatare dagli anni ottanta in poi, abbandonano il loro lavoro nei settori industriali e dei servizi quando le loro competenze non venivano premiate.

    Grazie al suo algoritmo Google ha già scoperto che le donne sono meno reclutate degli uomini spesso perché non hanno interlocutori femminili durante le interviste. Inoltre è noto che le donne sono modeste e sincere: non si presentano quanto ci sono delle promozioni in vista e non sopravalutano le loro capacità. Insomma se si comportano in questo modo, c’è poco da sorprendersi se non sono promosse, dovrebbero invece seguire un programma di assertività (vedi articolo Corrente Rosa al riguardo). Altro momento di perdita di talento: la maternità!

    Meno male che è in arrivo l’algoritmo di Google e speriamo che potremo applicarlo anche alle aziende italiane…

    (Leggi articolo del New York Times del 23 agosto “Facing Losses in Female Talent, Google offers an Algorithm”)

    Serena Romano, 11 settembre 2012

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