Il divario di genere a livello CEO: una analisi di Standard&Poor’s 500 – di Nicoletta Bevilacqua

    Standard&Poor’s ha pubblicato sul suo sito un articolo di Pavle Sabic (Head of Market Development, Corporates) che riporta e analizza i dati sulla presenza di donne nella posizione di Amministratore Delegato (CEO) nelle 500 società che rientrano nel suo panel.

    L’articolo, già pubblicato in precedenza nel dicembre 2015, è stato aggiornato con nuovi dati a partire dal 21 marzo 2016.

    Si tratta di dati interessanti considerato che lo Standard & Poor’s 500 è il più importante indice azionario nordamericano e ha assunto una grande importanza presso gli investitori. Tale banchmark contiene infatti 500 titoli azionari di altrettante società industriali quotate a New York e selezionate da un apposito comitato.

    I dati si riferiscono al periodo 2006-2016 e mostrano come, nonostante la maggiore attenzione al tema della presenza delle donne nelle posizioni di comando delle grandi Companies, i cambiamenti intervenuti siano pochi e anche contradditori. Tra il 2006 (anno in cui lo S&P Capital IQ rilevò per la prima volta l’andamento di tale indicatore) e il 2016 si è potuto riscontrare un aumento di un nuovo CEO donna ogni 2 anni. In ogni caso, segnala l’articolo, l’attuale numero di Amministratrici donne è appena di 22 su 500, mentre nel 2014 era di 25.

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    Se si focalizza l’attenzione sui dati per settore di più recente elaborazione (marzo 2016) che si riferiscono a circa il 75% del mercato statunitense per capitalizzazione, si può notare come nelle grandi Public Companies industriali il divario non si attenui. Unica eccezione positiva, come sottolinea l’articolo, è rappresentata dal settore dell’Information Technology, dove sono presenti Amministratrici donne in società quali Xerox Corporation, Hewlett Packard Enterprise, International Business Machines, Yahoo! Inc., Oracle Corporation. Tale settore si è quindi affermato come trainante e portatore di innovazione nel mondo degli affari.

    Al contrario, negli altri nove settori industriali considerati, tre (Energia, Materiali e Telecomunicazioni), non presentano alcun CEO donna nel S&P’500.

    Nel complesso, negli ultimi 10 anni, nonostante le grandi aziende siano maggiormente sotto osservazione riguardo al tema della leadership femminile, la percentuale di presenza dei CEO uomini è diminuita solo dal 97% all’attuale 96%.

    La situazione non registra quindi cambiamenti di rilievo, e l’articolo sottolinea l’esigenza di ridurre il divario di genere, incrementando i livelli di presenza delle donne in posizione di leadership nello S&P’500.

    Se dunque i dati evidenziano modesti cambiamenti, va sottolineato come l’interesse di Standard&Poor per le questioni di genere sia indicativo di un certo cambiamento di “clima”, impensabile fino a qualche anno addietro, di un riconoscimento della necessità di valorizzare le capacità di leadership delle donne anche nelle grandi società quotate in borsa, avendo le stesse opportunità di cui godono i manager uomini.

    C‘è quindi da chiedersi se tale orientamento sia destinato a rafforzarsi in futuro, e se Standard&Poor intenda o meno far rientrare nelle loro valutazioni anche il fattore gender, penalizzando eventualmente le grandi società che non perseguono un principio di parità tra uomini e donne nel concorrere a posizioni di leadership.

    Riferimenti

    http://marketintelligence.spglobal.com/blog/gender-gap-persists-at-the-ceo-level-of-s-p-500/

    http://www.spcapitaliq-corporations.com/how-times-have-changed-ceo-gender-gap-analysis-of-the-sp-500/

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