Il potere delle donne donne al potere (1)

    Con Gad Lerner che, a proposito della vicenda Berlusconi-Lario-minorenne, torna a denunciare dalle pagine di Repubblica l’uso indecente del corpo delle donne nei media e nella società, si compie un ulteriore passo avanti sulla strada di una rinnovata emancipazione culturale italiana se si comincia a parlare con forza dell’assurda visione ridicola ed anti-storica di un uomo rimasto fermo all’italietta degli anni ’50 “vitelloni e case d’appuntamento; conquista e sottomissione; il corpo femminile come meta ossessiva..

    una generazione d’italiani poco evoluta, grossolana nell’esercizio del potere.” Ecco, mentre lottiamo per migliorare la nostra condizione economica, sociale, culturale e finalmente apprendiamo che sempre più nel mondo le donne rappresentano la variabile sostanziale per una crescita complessiva del benessere della collettività, in Italia siamo costretti a fare i conti con un arretramento culturale che non è in alcun modo giustificabile e ammissibile. E’ chiaro che l’Italia non si può rappresentare tutta in questo modo ma è purtroppo vero che continuerà a perdere tempo prezioso se continuerà a “rappresentarsi e ad essere rappresentata” da questa cultura. Gli uomini intellettualmente onesti e capaci che pure conosciamo dovrebbero unirsi alle donne in questa denuncia, perché è evidente che “i problemi delle donne non sono solo delle donne”. Parafrasando così la donna manager che ha scritto nell’ultimo commento ai ns. Argomenti direi che è bene che le donne organizzino una loro lobby, ma è altrettanto necessario che gli uomini ci seguano di pari passo in questa battaglia. Basti pensare che (come risulta da uno studio di Catalyst, un gruppo di ricerca no-profit negli Stati Uniti) – malgrado possa rispondere ad un pregiudizio il fatto che le donne in carriera, o meglio semplicemente presenti nei vertici aziendali, siano viste come aggressive e più prepotenti dei loro colleghi uomini -, le donne si sono rivelate effettivamente più “punitive” nei confronti delle loro sottoposte (“The New York Times”). Lascio a voi facilmente immaginare perché questo accade!

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