Il riequilibrio di genere nelle società pubbliche

    Corrente Rosa è lieta di annunciare che, in data del 3 agosto, il Consiglio dei Ministri ha dato il primo via libero alle quote rosa nei Consigli d’Amministrazione delle società pubbliche. E’ stato infatti approvato il regolamento attuativo delle modifiche apportate lo scorso anno al testo unico in materia di intermediazione finanziaria (legge 120/2011). La nostra associazione ha seguito da vicino l’iter normativo della legge con interventi in merito e sollecitando le istituzioni coinvolte all’approvazione definitiva del regolamento in questione.  Attualmente lo schema di regolamento è stato presentato al Consiglio di Stato per un parere di competenza prima dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri.

    Le nuove regole consentono alle singole società a controllo pubblico di modificare i propri statuti per assicurare l’equilibrio tra i generi. L’equilibrio si considera raggiunto quando il genere meno rappresentato all’interno dell’organo amministrativo o di controllo ottiene almeno un terzo dei componenti eletti; l’obbligo avrà efficacia dal primo rinnovo successivo all’entrata  in vigore del regolamento e per tre mandati consecutivi. Per assicurare una gradualità nell’applicazione del principio e in uniformità all’art. 2 della legge n. 120 del 2011 per le società quotate, il regolamento stabilisce che per il primo mandato “al genere meno rappresentato” va riservato una quota pari ad almeno un quinto degli amministratori e dei sindaci eletti.

    Il monitoraggio e la vigilanza sull’attuazione del regolamento è affidata alla Presidenza del Consiglio o al Ministro delegato per le Pari opportunità. A tal fine è stabilito un obbligo per le società di comunicare alla Presidenza del Consiglio o al Ministro delegato per le Pari opportunità la composizione degli organi sociali e le eventuali variazioni in corso di mandato. Inoltre, per garantire un controllo ‘diffuso’, a chiunque vi abbia interesse è data la possibilità di segnalare situazioni non conformi alle nuove norme. Qualora, a seguito di diffida formale, la società non ripristini tempestivamente l’equità tra i generi, la sanzione è la decadenza della carica e lo scioglimento dei Cda.

    Ovviamente il regolamento attuale ha dei punti di criticità: possiamo sperare che vengano apportate delle modifiche in corso del procedimento di approvazione pendente dinnanzi al Consiglio di Stato, che deve esprimere il suo parere. L’idea della legge è quella di creare una disciplina uniforme per tutte le società pubbliche e l’obiettivo è di definire i procedimenti con tempi congrui e modalità efficaci, facendo affidamento su norme vincolanti e non sulla buona volontà delle singole società virtuose e dei loro soci. Sotto questo aspetto il regolamento sembra un po’ debole perché  le società controllate dalle pubbliche amministrazioni, alla pari delle società quotate, dovranno rivedere ed integrare i propri statuti per renderli conformi al criterio dell’equilibrio di genere imposto dalla legge 120/2011; dunque l’individuazione dei meccanismi più adeguati per raggiungere tale obiettivo è rimesso all’autonomia statutaria, e in questo modo viene meno il criterio di uniformità.

    Molti ancora potrebbero essere i suggerimenti in merito per rendere più efficiente il regolamento e più incisive le verifiche nei confronti delle società controllate pubbliche, ma aspettiamo che l’iter legislativo si concluda.

    Marilena Fontana

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