La dinamicità dell’imprenditoria femminile

    Nicoletta Bevilacqua

    Quante sono e che caratteristiche presentano le imprese a conduzione femminile nel nostro Paese? Una mappa emerge dai dati dell’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e Infocamere che evidenziano come, alla fine del primo trimestre del 2015, fossero quasi 1,3 milioni le imprese guidate da donne, pari al 21% delle imprese totali. Tale percentuale sale al 28% considerando solo le imprese con titolari sotto la soglia dei 35 anni d’età.

     

    In alcuni settori l’incidenza delle imprenditrici cresce in misura significativa, come nel caso dei comparti “altri servizi alle persone” (le aziende femminili sono il 58,6% del totale), l’assistenza sociale non residenziale (56,8%), la confezione di articoli di abbigliamento (42,5%), i servizi di assistenza sociale residenziale (40%), le agenzie di viaggio (37,4%).

     

    La loro presenza è meno marcata se si fa riferimento alle sole imprese artigiane nel cui ambito il peso delle aziende a guida femminile (oltre 215.000) raggiunge il 16% del totale, con livelli elevati nelle attività creative, artistiche e di intrattenimento (50,4%), nei servizi di informazione (45,9%), nella confezione di articoli di abbigliamento (55,9%), nella lavorazione in ceramica e porcellana (42,4%), nel tessile (42,3%), nella fabbricazione di articoli in pelle (31%) e nell’alimentare (25,3%).

    In alcune regioni, quali Abruzzo, Marche, Umbria e Toscana, la quota di imprenditrici artigiane è maggiore della media, con punte del 18%. A livello provinciale sono Prato, Chieti, Fermo e Teramo le aree territoriali che guidano la relativa classifica.

     

    Come si vede, si tratta di un panorama composito, nel quale emerge una vocazione delle donne imprenditrici a cogliere le opportunità di sviluppo offerte da settori quali il welfare, i servizi alla persona, il turismo, l’accoglienza, le produzioni artigiane di qualità nella filiera del made in Italy.

    Tuttavia non mancano, in questo quadro, segnali di criticità, a cominciare dalla presenza di molte imprese individuali (il 35% del totale delle imprese con questa forma giuridica è rappresentato da donne), e dalla limitata incidenza delle società di capitali (19%), indicativi di una diffusa micro scala dimensionale, organizzativa e gestionale.

     

     

     

     

     

     

    Le difficoltà di inserimento nel mondo imprenditoriale sono del resto note e tra queste vi è senza dubbio la necessità di conciliare la vita lavorativa delle donne con gli impegni familiari. Come segnalano i dati aggiornati dell’Osservatorio sulla imprenditorialità femminile della Confartigianato (che rappresenta 359.500 artigiane italiane), il 43% delle imprenditrici con figli segnala questo problema, affidandosi in prevalenza a reti di aiuto informali, in assenza di servizi pubblici disponibili e adeguati. Senza contare che le imprenditrici sono escluse da interventi a tutela della maternità previsti invece per le lavoratrici dipendenti.

     

    Altro fattore critico è rappresentato dalla difficoltà di accesso al credito. Uno studio della Banca d’Italia (Le donne e l’economia italiana, 2013) conferma infatti l’esistenza di maggiori vincoli all’accesso al credito per le imprenditrici, sia dalla parte della domanda (più contenuta per il timore di un rifiuto) che dell’offerta, come pure il maggior costo del credito per le aziende femminili, soprattutto di piccola taglia dimensionale.

    Da qui l’importanza delle agevolazioni previste a livello comunitario, statale, regionale e locale per l’imprenditoria femminile, che possono incentivare l’avvio di nuove imprese, riequilibrare la situazione finanziaria di aziende già attive, promuovere nuovi investimenti per accrescere i livelli di competitività dei prodotti/servizi.

     

    Ci auguriamo, vista la dinamicità delle imprenditrici italiane nonostante la crisi e le difficoltà burocratiche, che queste imprenditrici continuino a investire e ad ampliare le loro attività. Ci auguriamo altresì che il nostro governo sappia valorizzarle e adotti delle misure per facilitare il loro percorso e per favorire, di conseguenza, la crescita dell’intero Paese.

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