Presentazione romanzo ...
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Presentiamo il libro di Luciana Borsatti in anticipo di un dibattito che organizzeremo all’autunno sul tema del ruolo delle donne in Iran, in questo momento delicato delle relazioni geo-politiche nel medio oriente.
“L’Iran al tempo di Trump”, di Luciana Borsatti pubblicato di recente da Castelvecchi editore, è un reportage ampio e approfondito sulla situazione dell’Iran negli ultimi anni, e in particolare sul mutamento intervenuto nei rapporti con gli Stati Uniti con la nuova presidenza Trump. Attraverso una indagine condotta anche con l’ausilio di molte interviste a testimoni privilegiati – giornalisti, intellettuali, studiosi, politici, operatori economici, ma anche a uomini e soprattutto donne iraniane che vivono i cambiamenti in corso talvolta con drammaticità, come nel caso dei giovani che in mancanza di prospettive vorrebbero lasciare il proprio paese per migrare all’estero – si delinea un quadro complesso che è in continua evoluzione.
Non a caso il libro si apre con il richiamo ai moti di protesta che a fine 2017 sono dilagati in Iran contro il governo centrale guidato dal conservatore moderato Hasan Rohani, ma che hanno investito anche l’Autorità massima della Repubblica islamica Alì Khamenei, punto di riferimento degli ultraconservatori.
Queste manifestazioni sono il frutto di un malcontento dilagante e, come sottolinea l’autrice, coincidono temporalmente con il primo anno di presidenza Trump, il cui ingresso nella scena politica internazionale ha sovvertito la politica distensiva seguita dal suo predecessore Barack Obama, che aveva portato nel luglio 2015 a uno storico accordo sul nucleare iraniano tra l’Iran e i paesi del cosiddetti “5 più 1” e cioè i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu con potere di veto (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Cina, Russia) più la Germania e la UE. L’accordo prevede una progressiva riduzione delle sanzioni a carico dell’Iran e il suo impegno a limitare il suo programma nucleare e permettere periodici controlli ai suoi impianti.
A circa due anni di distanza, nel settembre 2017, Trump ha dato inizio alla sua forte offensiva contro l’Iran intervenendo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’autrice dà puntualmente conto del discorso tenuto da Trump, nel quale l’Iran veniva paragonato tra l’altro a stati canaglia come la Corea del Nord, delle risposte seguite dall’Iran, dei successivi accadimenti che segnalano una crescente escalation della tensione tra i due Paesi, con forti ripercussioni sia in questa area nevralgica dello scacchiere medio-orientale, sia sul fronte sociale e politico interno dell’Iran.
La questione siriana e il presunto coinvolgimento dell’Iran , la politica fortemente filo israeliana di Trump che ha anche annunciato lo spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, la sua prima visita all’estero compiuta in Arabia Saudita, che si è conclusa con un accordo importante per la vendita di armi, sono alcune delle tappe salienti di questa escalation che certamente non è destinata a ridursi anche se l’accordo sul nucleare iraniano non è stato cancellato visto il parere negativo degli altri paesi firmatari.
La sensazione dell’autrice, a seguito di questi accadimenti, è dunque quella di “un ritorno al passato”, agli anni difficili vissuti dagli iraniani ai tempi di Ahmadinejad, quando le ripercussioni delle sanzioni avevano prodotto forti ristrettezze economiche, povertà e disoccupazione.
E’ proprio questa sensazione che induce l’autrice a cercare di raccontare questo difficile cambiamento di scenario, e i mutamenti intervenuti anche nella società iraniana che aveva accolto positivamente, in larga misura, il clima di distensione portato avanti dal governo moderato di Rohani.
Ne emerge un quadro molto vivido e sfaccettato, che le numerose opinioni e testimonianze raccolte mettono a fuoco efficacemente.
I problemi economici che coinvolgono soprattutto la piccola e media borghesia e che alimentano il diffuso malcontento, il timore di nuove sanzioni che potrebbero pregiudicare i rapporti e scambi economici con i paesi europei, tra cui l’Italia, che non si erano mai del tutto interrotti, il ruolo che gli ultraconservatori potrebbero maggiormente acquisire nel nuovo scenario che si va delineando, sono tutti aspetti che vengono trattati e approfonditi nel libro di Luciana Borsatti.
Di particolare interesse è la questione femminile, che vede da un lato un progredire della condizione delle donne, ad esempio nel campo dell’istruzione, ma dall’altro il difficile superamento delle profonde disparità presenti nella società e cultura con il perdurare di tradizioni retrive e inique, come ad esempio per i matrimoni imposti alle donne bambine (il progetto di innalzare l’età da 13 a 15 anni non è stato approvato), per le difficoltà di ottenere il divorzio, per la disuguaglianza dei diritti ereditari.
Il quadro rappresentato da Luciana Borsatti dimostra come l’organizzazione sociale iraniana favorisca l’uomo. Che sia in materia di divorzio, che può quasi sempre essere richiesto solo dal marito, di poligamia, di matrimoni temporanei utilizzati per nascondere relazioni extra-coniugali o di eredità che favorisce gli eredi maschi, la donna è condannata in famiglia ad un ruolo nel quale non può esercitare la sua autonomia. Le conseguenze di queste politiche, che sono imposte sia dalla religione che dalla legge si ripercuotono anche nel mondo del lavoro dove le donne iraniane, anche se molto più istruite degli uomini, non hanno né il potere del denaro né le posizioni chiave. Due elementi particolari sono da segnalare, il primo legato alla geo-politica che porta gli iraniani a paragonarsi con i Sauditi si è scatenato quando l’erede al trono Mohammad bin Salman ha autorizzato nel 2017 le donne ad entrare negli stadi. Un operazione di facciata, ma che ha colpito in Iran il quale si considera anche a livello dei diritti delle donne, che ad esempio guidano da molti anni, molto più avanzato dell’Arabia Saudita. L’altro elemento è sociale: l’alto livello di istruzione, di competenza e di consapevolezza di se delle donne, le porta a non trovare il compagno giusto in quanto gli uomini negli non hanno seguito l’emancipazione delle donne in Iran e non sono cambiati allo stesso modo.
Anche quello dell’emancipazione femminile è quindi un tema che sarà fortemente influenzato dagli sviluppi della situazione iraniana, e dalle ripercussioni che avrà la politica del presidente Trump sugli equilibri interni del paese anche sul versante sociale.
Il libro di Luciana, che vi consigliamo di leggere, è disponibile in libreria da Aprile.
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