Il 19 gennaio è stata davvero una magnifica giornata e dobbiamo ringraziare tutte le donne di Pari o Dispare per avercela regalata, e prima di ogni altra Emma Bonino per l’impegno profuso quale Presidente onoraria. La Sala Zuccari del Senato era stracolma e hanno dovuto mettere a disposizione un’altra sala nella Camera dei deputati, davvero tante e diverse le donne presenti e di tutte le età e comunque anche diversi uomini presenti e ammirati (di noi s’intende!). I dati forniti e le riflessioni forse erano le stesse ma finalmente ogni cosa ha trovato il suo spazio e la voce di ogni relatrice era quella giusta, anche perché le donne che sono rimaste in ascolto, dal primo pomeriggio fino alla sera, erano partecipi e soddisfatte. Ciò fa davvero sperare, come ha detto Anna Finocchiaro, che i tempi siano davvero maturi affinché una “massa critica” di donne italiane, stanche di non essere “riconosciute” e apprezzate da questa società, alzi unitariamente la voce per dire basta! E mettere così in pratica tutti quei provvedimenti che ancora umiliano e impediscono la giusta affermazione delle donne.
Una riflessione su tutte: a fronte di una disoccupazione femminile che affligge il centro sud e comunque non premia il nord, i dati sulla istruzione e sulla scolarizzazione più alta sono quelli che fanno svettare le donne ovunque in Italia e in ogni Regione, un gap vergognoso e spaventoso. Tutte le autorevoli partecipanti (Anna Finocchiaro, Maria Ida Germontani, Linda Lanzillotta, Luisa Todini) si sono ritrovate sulle tre proposte avanzate da PoD, e cioè l’istituzione di una Autorità indipendente per la Parità di Genere (AIPAG), l’utilizzo dei fondi derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nella PA, l’emendamento del contratto di servizio RAI per l’Osservatorio di Genere. Emblematico e significativo dello spirito che ha contraddistinto questa iniziativa è stato apprendere che anche chi, come la Finocchiaro, non ha condiviso l’innalzamento dell’età pensionabile, oggi comunque di fronte alle decisioni da prendere, rilancia e pensa che quei fondi non solo vanno riservati alla “questione femminile” ma in particolare alle problematiche delle giovani donne.
L’eccezionale dibattito finale con Emma Marcegaglia, Susanna Camusso e Anna Maria Tarantola, coordinato da Emma Bonino, è stato il fuoco d’artificio finale: Susanna Camusso ha ricordato che le donne emigrate non vanno marginalizzate e la nostra battaglia non ha senso se non le include, e Emma Marcegaglia dopo avere aderito personalmente al Manifesto sull’utilizzo responsabile dell’immagine femminile ha spiegato come nella sua carriera ha favorito lo sviluppo delle carriere femminili, scegliendo sempre, quando c’erano candidati dei due sessi – a parità di merito – una donna. Ha esortato Emma Bonino a inventare e proporre delle nuove favole per le bambine, quelle che vorrebbe raccontare a sua figlia a cui propone modelli di donne intraprendenti, sperando di fargli dimenticare il duopolio fata/strega. Al di là di ogni steccato e differenza le donne oggi hanno la grande possibilità di imporre finalmente la questione femminile al primo posto dell’Agenda di questo nostro paese, per ritornare ad essere “pare” in ogni ambito della vita lavorativa, privata e sociale, per il beneficio di tutti.
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