Presentazione romanzo ...
Esiste il momento giusto per innamorarsi? Esiste un'età ...
Un recente articolo di Le Monde, a firma di Catherine Vincent, riporta in primo piano la questione della sicurezza urbana per le donne e, più in generale, della necessità di adottare un’ottica di genere per la ridefinizione dei processi di innovazione e partecipazione urbana, cambiando i rapporti sociali anche sulla base di modelli femminili specifici di utilizzo delle città.
In Francia come altrove, segnala l’articolo, lo spazio pubblico non è neutro, a tutto svantaggio delle donne che sperimentano quotidianamente la difficoltà di frequentare quartieri e zone della città percepiti come pericolosi, fermate della metro che di notte sono da evitare per il timore di abbordaggi e aggressioni. Fenomeno questo ben fotografato dal rapporto 2015 del Haut Conseil à l’Egalité entre les femmes et les hommes, secondo cui il 100% delle utilizzatrici di trasporti pubblici sono state vittime, almeno una volta nella vita, di approcci o aggressioni sessuali.
Ma gli svantaggi della condizione femminile emergono anche da altri studi che evidenziano come l’offerta di servizi ricreativi pubblici destinati a giovani veda come fruitori assolutamente prevalenti i ragazzi, mentre la presenza femminile è ancora marginale.
Non mancano, tuttavia, esperienze positive, come risulta da una indagine compiuta su 50 grandi città francesi (Parigi esclusa) che mostrano, ad esempio nel caso di Rennes, l’adozione di politiche finalizzate a favorire l’uguaglianza di genere attraverso la creazione nel 2002 di un “Bureau des temps” che ha ridisegnato gli orari dei servizi pubblici al fine di consentire a tutti i cittadini di meglio conciliare tempi di vita e di lavoro. A Nantes, invece, è in fase di sperimentazione un servizio notturno di trasporto pubblico che prevede la possibilità di fermate a richiesta, così da accrescere la sicurezza dei passeggeri che hanno la possibilità di raggiungere più rapidamente la propria casa.
Il principio del gender mainstreaming, del resto, è stato riconosciuto e recepito dagli stati membri dell’unione europea, e in alcuni casi specifici l’attenzione a un approccio integrato dell’uguaglianza di genere si è tradotta in misure concrete, come a Vienna e Berlino, dove si è partiti da una identificazione dei bisogni differenziati degli utilizzatori per ridisegnare gli spazi urbani e i servizi. Un altro caso significativo è rappresentato da Barcellona, dove un team di urbanisti e architetti ha proposto soluzioni per le collettività locali in tema di segnalazione degli spazi, luoghi di incontro e convivialità e trasporti.
La questione dei trasporti, sottolinea la giornalista sulla base di interviste a esperti del settore, appare poi particolarmente importante, dal momento che le donne devono conciliare impegni molteplici (lavoro, vita familiare e sociale, cura degli anziani) che spesso richiedono molti spostamenti, e un prevalente uso dell’automobile rispetto ad altri sistemi (tram, bicicletta, spostamenti a piedi, car-sharing) che nei nuovi piani di urbanizzazione sono considerati modi preferenziali per l’accesso ai centri delle città, e più ecologici per i risparmi di energia che rendono possibili. Da qui l’esigenza di porre in essere azioni finalizzate a una mobilità che tenga conto di questi aspetti e favorisca, ad esempio, modalità più usabili di passaggio da un mezzo di trasporto all’altro.
La questione di fondo, conclude però l’articolo, rimane quella di un maggior coinvolgimento delle donne nei processi decisionali che implicano un cambiamento dei rapporti sociali in tema di assetto delle città. Ciò richiede una maggiore presenza delle donne a livello istituzionale, mentre alle elezioni del 2014 soltanto il 16% dei sindaci francesi eletti erano donne, con un modesto incremento rispetto al 2008.
La situazione non è molto dissimile in Italia, dove solo il 12% dei sindaci sono donne. Anche l’analisi della composizione delle Giunte e consigli regionali, provinciali e comunali ha mostrato che il valore medio di presenza femminile è ancora molto basso, attestandosi intorno al 15% circa. Nonostante la parità di trattamento tra uomini e donne sia un principio riconosciuto dalla Unione europea ed anche da interventi normativi nazionali e regionali, il divario rimane quindi molto forte.
Anche nel caso italiano, tuttavia, molte sono le iniziative recenti sviluppate, nell’ambito dell’Agenda europea Smart cities & gender di ECWT, European Centre for Women and Technology, per promuovere la partecipazione attiva e le opportunità tecnologiche in una ottica di genere, con il concorso di associazioni, Università, centri studi, società ICT, amministratori locali.
Alcune esperienze interessanti a livello locale sono rinvenibili nel rapporto 2014 “Smart cities Genere e Inclusione, l’intelligenza dei territori e delle differenze”, pubblicato sul sito www.wister.it Women for Intelligent and Smart TERritories, che è una rete di donne molto attiva in questo campo.
Un esempio è rappresentato dal Comune di Pisa, che ha sperimentato il Bilancio di genere, che permette di misurare l’impatto delle diverse policies e reindirizzare le risorse finanziarie disponibili. L’Amministrazione ha anche introdotto l’obbligo di utilizzare, nella comunicazione interna ed esterna, un linguaggio di genere e sta sperimentando un sistema di indicatori che supporti i processi decisionali per programmare e valutare l’impatto della decisione in modo differenziato per genere. Ha anche realizzato campagne di sensibilizzazione, come nel programma Non Da Sola per contrastare la violenza di genere, percorsi educativi sull’uso da parte dei media del corpo di donne e uomini, codici etici di autoregolamentazione della pubblicità.
La Provincia di Pavia, d’altro canto, ha dato avvio al telelavoro, dando la possibilità ai dipendenti di utilizzare procedure e tecnologie che permettono di conciliare la vita lavorativa con la vita familiare. Ne è derivato anche un innalzamento dei livelli di produttività e una riduzione degli sprechi di tempo per raggiungere la sede di lavoro.
Numerose sono le azioni realizzate dal Comune di Forlì che sono orientate al raggiungimento di obiettivi di democrazia paritaria. La giunta provinciale è composta per metà da donne (e lo statuto prevede che non si possa scendere a quote inferiori al 40%) ed è stato adottato il Bilancio di genere e introdotto il telelavoro. E’ attivo un centro antiviolenza dotato di casa rifugio e una rete antiviolenza che funziona da più di 12 anni. Anche dal punto di vista tecnologico, cambiamenti importanti sono stati introdotti tenendo conto di una ottica di genere: dalla disponibilità di servizi on line per la cittadinanza, alla rete di videosorveglianza e wi-fi pubblico, alla attivazione di un sistema integrato di informazione e comunicazioni attraverso social network e siti web che hanno reso possibile consultazioni on line, favorendo i processi di partecipazione democratica.
Come si vede, si tratta di esperienze che nascono e si sviluppano in realtà territoriali dove da tempo si sperimentano nuovi modelli di govermance urbana e best practices.
La loro diffusione, in particolare su aspetti, quali la sicurezza urbana, i sistemi di trasporto e la mobilità, che maggiormente possono incidere sulla vita delle donne, richiede una loro maggiore presenza e protagonismo, e la consapevolezza delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie per costruire città intelligenti, ecosostenibili e inclusive.
Come fa notare Flavia Marzano, fondatrice della rete Women for Intelligent and Smart TERritories e membro permanente del tavolo tecnico sulla Agenda digitale italiana: “A volte ci si dimentica che le donne sono la maggioranza del paese e non un gruppo in via d’estinzione che va ‘protetto’ con le quote. Quote che sono di genere e non rosa e che, sono forse un ‘male’ ma sono necessarie! “
©2014 - Corrente Rosa - Associazione non lucrativa e senza legami politici
Nessun commento