Agnese Serra da Cagliari reagisce al maschilismo della stampa: Vorrei riallacciarmi alla polemica nata dall’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano di fine marzo da Massimo Fini a proposito dei toni e delle parole da lui usate per commentare un fatto gravissimo: “Le tre donzelle che, sulle montagne di Abruzzo, passarono tutte sculettanti davanti a un pastore di pecore macedone che, non sapendo né leggere né scrivere, ma riconoscendo solo i propri istinti, le inchiappettò.”
Fini presentò pure delle scuse pubbliche “ai lettori”, evidentemente non contempla che lo leggano anche delle donne. Qualcuno ci esorta, a noi donne, ad essere più prudenti per evitare di esporci a certi rischi, l’uomo è cacciatore, si sa… e se noi non stiamo in guardia, addio. In buona sostanza ancora è diffuso il convincimento che le donne se la cercano (“sculettano”). Io obbietto che siamo ben abituate ad essere “prudenti” e guardinghe (non foss’altro per un fatto anatomico), lo facciamo quasi tutte da sempre, senza nemmeno che ci sia suggerito, ormai ce l’abbiamo nel DNA. E’ una prevenzione congenita, la nostra, e ci ha causato anche altri e non pochi effetti collaterali a volte non facendoci vivere appieno una sana, felice, risolta sessualità.
Quello che non è chiaro è come mai non vengano ancora educati i maschi al rispetto, anche minimo, che poi è quello che sortisce tutti gli effetti positivi, a cascata. Perché? Nemmeno le madri spesso si prodigano in questo, la scuola poi non se ne parli. L’intervento, l’azione, la pressione culturale ed educativa è sempre sulle bambine, ragazze, donne. Solo a loro si usa lavare il cervello su quanto sia pericoloso incontrare un uomo, il quale non si sa di quali intenzioni sia animato, il più delle volte pessime, bene che ci vada, ci lascia un bambino in collo. Quello che non viene loro detto, però, è che l’orco potrebbe addirittura dormire nello stesso letto….
Perciò se nel muro della prudenza si crea una falla e salta fuori qualche piccola “ingenua” che se ne va in giro per i boschi per una sana passeggiata nella natura, magari in pantaloncini corti e viene trovata morta e selvaggiamente stuprata, dobbiamo anche vilipenderne la memoria accusandola di non essere stata prudente? Oppure salta fuori una giovane donna sana e consapevole della propria fisicità che decide di incontrare un uomo in una sera di divertimento per poi trovarsi in un lago di sangue sulla neve, fuori da una discoteca, più morta che viva. Passando in un niente da vittima ad adescatrice. Sì, certo, viene accusata di essere stata consenziente. E’ un’accusa per lei ed un’attenuante per il carnefice. Consenziente, forse, ma non è detto, di avere un rapporto sessuale, non di essere maciullata con una bottiglia rotta.
Non posso accettare che una distrazione, una disattenzione, un’imprudenza, una leggerezza, possano portare ad un simile esito.
Ho sempre più netta la sensazione che il mondo sia ancora di esclusiva proprietà del maschio (non dell’uomo) che a suo piacimento e alle sue regole, decide di “ospitare” ogni tanto qualche elemento femminile. Ma che stia in guardia, lei, perché la belva è sempre in agguato.
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