Un cappello per i nostri politici

    Le donne possono mettere un cappello sulla testa dei politici? Parafrasando in modo scorretto il titolo di un articolo pubblicato su “AfricaTimesNews” (http://www.africa-times-news.com), poi ripreso dal “ILSOLE24ORE.COM. MONDO”, “Kenya, women turn the heat on politicians”, vogliamo anche noi “indurre”, perché no “costringere” i nostri politici a farsi carico dei problemi reali dell’Italia? E quale modo migliore se non quello di promuovere uno sciopero del sesso. L’argomento mi sembra serio ed appropriato ai tempi! (v. Post precedente). E comunque è proprio così che è andata con le donne del Kenya le quali hanno promulgato lo sciopero del sesso per una settimana per protestare contro le liti e la lotta di potere tra il presidente Mwai Kibaki e il primo ministro Raila Odinga: “Nel 2007 le violenze interetniche scoppiate dopo le elezioni presidenziali a causa della rivalità tra i due leader hanno provocato 1.500 morti e 300 mila profughi.

    Allora, proprio la rivalità tra Kibaki e Odinga era sfociata nel sangue sparso dai sostenitori divisi, come ora, dalla politica e dall’appartenenza a due diverse etnie”. La drammaticità della loro situazione c’induce a riflettere meglio sui teatrini della nostra politica ma ci dice anche che i gruppi civili e le associazioni di donne in Kenya (era accaduto lo stesso anche in Liberia durante la guerra civile) sono riuscite ad ottenere un incontro tra i due leaders, aderendo a migliaia alla protesta e coinvolgendo le mogli di entrambi nello sciopero. Hanno presentato un documento e promesso che vigileranno mentre le loro forme di protesta continueranno e saranno diversificate. “Il futuro è nelle nostre mani” sostengono queste meravigliose donne. Nel loro documento, al di là del richiamo alla credibilità delle istituzioni, si dice chiaramente che la leadership si deve esprimere attraverso il sacrificio dell’ambizione individuale per il bene più grande che è quello della nazione. Aggiungiamo che un paese che si ritiene più civile e democratico di altri dovrebbe spendersi per migliorare concretamente i livelli di miseria e di violenza che subiscono le popolazioni di altri stati. Non fa bene a noi, e soprattutto uccide uomini donne e bambini, negare la possibilità di salvezza che molti immigrati dall’Africa cercano nel nostro paese. Sul corpo e sulle disgrazie degli altri non si costruirà mai il benessere reale dell’Italia. Per l’Onu abbiamo violato i diritti d’asilo rispedendo i clandestini in Libia. Adesso vogliamo sapere cosa accadrà a quelle donne a quegli uomini e a quei bambini. Sarà meglio chiederlo alle donne che in Africa lottano per i diritti civili e per la vita.

    Nessun commento

    ©2014 - Corrente Rosa - Associazione non lucrativa e senza legami politici

    User Login