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Un articolo recentemente pubblicato da Le Monde prende spunto da alcuni fatti di cronaca che hanno avuto una vasta eco in Francia, per intervistare sui temi del sessismo e razzismo la studiosa Manon Garcia, filosofa femminista che insegna attualmente all’Università di Chicago.
Nello scorso mese di febbraio, infatti, è uscito un articolo su Libération che ha rivelato, dopo anni di impunità, i metodi utilizzati da circa 30 membri di un gruppo Facebook denominato la Ligue du LOL (acronimo di “Laughing Out Lound”), per molestare anche on line sia donne che uomini. Del gruppo hanno fatto parte, tra gli altri, numerosi giornalisti, esperti di web e tecnologie dell’informazione. Ne sono seguite numerose testimonianze di donne molestate, ed anche di uomini, che hanno trovato il coraggio di denunciare, anche dopo molti anni, gli stalker.
Secondo Manon Garcia, come sottolinea il giornalista Nicolas Truong di Le Monde che ha realizzato l’intervista, il sessismo non è solo una caratteristica dei reazionari e il caso della Ligue du LOL dimostrerebbe il carattere sistemico della misoginia, omofobia e razzismo.
La studiosa ha approfondito in particolare nel suo lavoro le motivazioni per le quali molte donne sono consenzienti alla dominazione maschile e ha messo in luce “come gerarchie di genere nella società stanno plasmando le esperienze delle donne.” Quanto alle ragioni della discriminazione sessuale, rivelato dal caso della Ligue du LOL, la studiosa ritiene che le molestie sui social network, orchestrati da una piccola casta di giornalisti per lo più “progressisti”, sia una manifestazione classica della dominazione maschile nella forma della cosiddetta logica del “club dei ragazzi“.
Nella sua opinione, riportata da Le Monde, la posta in gioco è l’affermazione di uomini eterosessuali e di razza bianca per i quali l’umorismo sessista e razzista sia un modo per rafforzare il sentimento di appartenenza a una élite. Per tale motivo, non dovrebbe stupire, a suo dire, che le principali redazioni coinvolte nel caso in questione fossero progressiste, dal momento che gli studi accademici sul sessismo mostrano che esista ancora una tendenza a credere che il sessista, il razzista, l’omofobo è l’altro, ad esempio il “giovane suburbano”.
Manon Garcia sottolinea, inoltre, come sia un errore credere che il sessismo sia il dominio riservato dei reazionari: fino a poco tempo fa il sessismo era ugualmente sviluppato sia a destra che a sinistra, anche se poteva assumere forme diverse. Sicuramente, dall’affare Weinstein, è diventato più alla moda essere un uomo femminista, ma il sessismo è ben lungi dall’essere finito.
L’intervista si sofferma poi sulla questione della sottomissione delle donne che la studiosa ha analizzato nelle sue pubblicazioni sull’argomento.
A tale proposito, ella fa presente come si tenda a usare il concetto di sottomissione in tutti i contesti come una sorta di doppio del dominio maschile che indicherebbe che le donne hanno una certa responsabilità per la loro oppressione. In effetti, a suo parere, il concetto di sottomissione si riferisce a qualsiasi forma di attitudine al dominio maschile che non sia la resistenza attiva.
L’esperta fa presente come il concetto di sottomissione sia, d’altra parte, interessante per analizzare il caso delle donne che hanno partecipato a questi casi, o che sapevano cosa stava succedendo e non hanno fatto nulla. E’ infatti emerso che alcune delle donne e uomini coinvolti abbiano riconosciuto di sapere cosa stesse accadendo e che, nonostante ciò, siano rimasti amici o collaboratori degli stalker, o abbiano anche essi partecipato a queste molestie.
Secondo Garcia, queste sono donne che scelgono di non resistere alla dominazione maschile, e preferiscono stare dalla parte del soggetto o gruppo dominante, nella speranza di trarne un vantaggio o semplicemente per sfuggire alle molestie stesse.
L’intervistatore chiede poi in che modo le donne colpite, a volte in situazioni di insicurezza lavorativa, possano combattere questi abusi. La risposta è che solo in minima parte basta rivolgersi alla legge per ottenere tutela e porre fine agli atti sessisti.
Secondo Garcia, ci si trova di fatto, nel caso specifico, davanti a una manifestazione di dominio maschile nella sua struttura: gli stalker in questione sono uomini, bianchi, che a volte hanno posizioni di responsabilità e attaccano le donne – spesso “razzializzate” – o gli omosessuali, per lo più freelance o giovani giornalisti.
La studiosa evidenzia, inoltre, come la voce delle donne tenda ad essere meno ascoltata e presa seriamente che le voci di uomini bianchi in posizioni di potere.
Anche per gli uomini molestati saremmo in presenza di casi di omofobia e razzismo. Ciò spiegherebbe la tentazione per alcuni di essi di unirsi al gruppo degli stalker per sfuggire le molestie e, d’altra parte, per godere dei privilegi di appartenenza al gruppo. Più in generale, sottolinea la studiosa, è uno dei meccanismi chiave del dominio quello di suscitare complicità tra i dominati, per paura o nella speranza di essere almeno un pò risparmiati.
Il giornalista di Le Monde richiama poi il movimento #metoo, che ha permesso a molte vittime di violenza sessuale e molestie di uscire allo scoperto e pone la questione se non rappresenti soprattutto uno storico movimento di liberazione del linguaggio.
Manon Garcia ritiene però che il vero cambiamento prodotto dall’affare Weinstein sia piuttosto quello di un graduale cambiamento della mentalità e di una consapevolezza sociale della portata del problema. Si è gradualmente compreso che questi casi non sono casi isolati, e che gli stalker non sono mele cattive, ma parte di un sistema globale, di una cultura sessista.
Come dimostrano le rivelazioni delle ultime settimane, soggiunge, nella stragrande maggioranza delle redazioni, gli uomini usano il loro potere per umiliare i loro colleghi e rendere l’atmosfera di lavoro insopportabile per chiunque non sia un uomo, bianco ed eterosessuale. Ciò la porta dunque ad affermare che il sessismo, l’omofobia e il razzismo siano ancora, purtroppo, un fenomeno sistemico.
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