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In ricordo di Valeria Solesin, vittima del brutale attacco terroristico dell’13 novembre 2015 al Bataclan di Parigi, Corrente Rosa vuole onorare la giovane ricercatrice ripercorrendo brevemente la sua formazione e il suo interessante lavoro e contributo alla società sulle questioni di genere.
Dopo i suoi studi all’Università di Trento e di Nantes, Valeria Solesin si è iscritta all’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi per un master in “Sociologia e statistica”, la cui ricerca verteva sui “fattori che influenzano i progetti di fecondità: uno studio comparativo tra la Francia e l’Italia”. Presso l’Institut de Démographie de l’Université de Paris 1 Panthéon-Sorbonne ha elaborato una tesi in demografia: “Avere due figli in Italia? Vincoli e opportunità”. Si è iscritta al dottorato di geografia e ha ottenuto la docenza di corsi quali il trattamento dei dati, l’introduzione alla demografia, i metodi di inchiesta e l’introduzione al metodo quantitativo presso l’Université Paris Est-Créteil e altre università parigine. Valeria faceva parte dell’Associazione Francese di Sociologia (AFS), dell’Associazione internazionale dei demografi di lingua francese (Aidelf) e della Società Italiana di Statistica (SIS-AISP). Aveva inoltre coorganizzato la giornata dei dottorandi dell’Institut National d’Etudes Démographiques nel maggio 2014 e partecipava all’organizzazione del convegno internazionale “giovani ricercatori” previsto nel settembre 2016. Ricercatrice appunto all’INED, non è disgraziatamente riuscita a completare il suo lavoro dal titolo “Uno o due figli? Un’analisi dei determinanti della fecondità in Francia e in Italia”.
Molti dei suoi lavori sono dedicati all’esame comparativo del ruolo della donna in Francia e in Italia. Esemplare da questo punto di vista un suo studio intitolato “Allez les filles, au travail!”, pubblicato nel 2013 su Neodemos, nonché i lavori dedicati all’arrivo di un secondo figlio in Italia e in Francia, presentanti nel 2014 e 2015 in occasione di alcuni convegni internazionali.
Proprio nell’articolo su Neodemos, analizzando il lavoro femminile in presenza di figli mette a confronto Italia e Francia, paesi “relativamente simili in termini demografici: entrambi con una popolazione di circa 60 milioni di abitanti (considerando la sola Francia Metropolitana), e con una speranza di vita alla nascita comparabile. Condividono inoltre aspetti culturali, quali la religione cattolica, e geografici, essendo uniti da 515 km di frontiera. Anche l’organizzazione del mercato del lavoro sembra rispondere a una logica simile: relativamente rigido in entrambi i paesi”.
Il tasso di occupazione delle donne tra i 20 e i 64 anni è del 65% in Francia rispetto al 50% italiano, secondo i dati analizzati dalla ricercatrice nel 2011 mentre, secondo l’indicatore congiunturale di fecondità, in Italia una donna ha di media 1,4 figli mentre in Francia ne ha 2 (ISTAT 2012). Questa disparità può essere quindi associata agli stereotipi di genere tra uomini e donne, che sono maggiormente riscontrabili in Italia: la donna lavoratrice con figli è vista sotto una luce negativa, in quanto persistono alcuni modelli tradizionali, legati al matrimonio e alla divisione tra cura domestica e lavoro retribuito; la presenza di figli nel nucleo familiare non fa che accentuare la divisione di questi ruoli di genere. In Francia si ha una maggiore accettazione dei diversi modi di vita e una minor stereotipizzazione della suddivisione di genere.
Il tasso di occupazione femminile (in Italia tra i 25 e i 49 anni, lavorano il 76% delle donne senza figli, contro 55% delle donne con figli) decresce all’aumentare del nucleo familiare, mentre in Francia le politiche sociali promuovono la conciliazione famiglia-lavoro, in quanto il lavoro delle donne è incoraggiato in tutte le fasi del ciclo della vita, anche durante e dopo la maternità. L’occupazione femminile francese risulta quindi essere indipendente dal numero di figli, con un’occupazione dell’81% di donne senza figli tra i 25 e i 49 anni contro il 74% delle donne della stessa fascia con figli. In Francia però un maggiore divario si ha tra donne lavoratrici con figli in età prescolare (66%) e lavoratrici con figli di più di sei anni (80%).
I contributi alla ricerca di Valeria Solesin sottolineano come le italiane sono spesso meno occupate delle francesi, qualsiasi sia la loro situazione familiare, e, in entrambi i contesti, si verifica una brusca diminuzione dei tassi di occupazione femminile in coincidenza di una terza nascita.
Link all’articolo di Valeria Solesin, pubblicato su Neodemos:
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