Violenza e libertà. In memoria di Natalia

    Mi dispiace aprire un file per dire quanto sia terribile e sconvolgente la violenza che si abbatte sulle donne. La violenza, la sopraffazione, la guerra sono tutti mali che ovunque colpiscono ci feriscono, a prescindere da chi sono le vittime e i carnefici, ma leggere di una donna “bella”, una donna piena di vita e di coraggio, indomita nella sua forza di denunciare la violazione dei diritti umani, una donna che viene prelevata con forza nella indifferenza di quanti la circondano e che viene massacrata da un’arma da fuoco sul volto nel totale disprezzo del suo corpo, della sua identità. E’ un delitto atroce che ci dice quanto oggi più di altri le donne s’immolano laddove ancora si deve lottare per lo stesso diritto alla vita alla libertà. Così in Cecenia, a due passi dalla matrigna Russia, e quattro passi dalla nostra Europa, muore una giornalista, Natalia Estemirova, dopo Anna Politkovskaja, una donna che denuncia che dice che il potere è marcio e miete vittime, in nome di chi e di cosa? No non siamo capaci di opporci a tanta violenza, ogni volta che un evento del genere accade ogni buono proposito s’infrange nel nulla. Il Parlamento europeo le aveva conferito una medaglia. Dobbiamo appuntarla sul petto di una nuova combattente ideale? Oppure ci decidiamo a sostenere sul campo quanti ancora si danno la briga di denunciare gli scandali del “potere”, quel potere capace di calpestare diritti e libertà, magari in nome di un bene comune inesistente dietro il quale si nascondono brame e ambizioni di quanti hanno paura delle responsabilità della vera libertà (perché si sa che ogni libertà finisce dove comincia quella dell’altro, un qualsiasi altro altra!) o peggio di quanti perseguono solo il loro personale beneficio.

    Non bisogna mai abbassare la guardia, nemmeno in un paese come il nostro dove non solo mafia camorra e ‘ndrangheta sono mali endemici, ma anche e soprattutto il malcostume e il tirare a campare. La nostra Italia ha appena approvato una legge che introduce il reato d’immigrazione clandestina, una aberrazione che non solo schiaccia il più elementare dei diritti, quello all’eguaglianza, ma viola le norme e le garanzie del nostro sistema penale. Il Presidente della Repubblica ha scritto per denunciare le effettive incongruenze ed esprimere la sua forte preoccupazione ma ha ritenuto di non potersi o doversi esporre oltre. Oggi cominciamo a capire quanto siano diventate strette le maglie che ci assicuravano un sistema democratico sano e vitale. Oggi dobbiamo capire che è importante alzare la voce per difendere i diritti elementari che pure credevamo di avere conquistato una volta per tutte, perché non ci sono leggi e non c’è giustizia che possano difendere un paese dove i “cittadini” le “cittadine” non siano veramente consapevoli dei loro diritti-doveri e della loro libertà.

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